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Azzolina: “Task force per la didattica a distanza”. Ma su tempi e modi nessuna risposta dalla ministra

Azzolina: “Task force per la didattica a distanza”. Ma su tempi e modi nessuna risposta dalla ministra

Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione, ha annunciato a Radio24, dopo la chiusura delle scuole in diverse regioni italiane per via del coronavirus: «Abbiamo già istituito una task force per garantire la didattica a distanza. Il materiale è disponibile, e stiamo preparando una piattaforma dove caricare i contenuti». Insomma il titolare del dicastero di viale Trastevere sembra avere le idee chiare  e un progetto in caso di perdurare delle difficoltà.  «Il Nord Italia è ben attrezzato per rispondere a queste esigenze, ci sono molte scuole che la fanno già. C’è una scuola produttiva, e dove ci sono delle difficoltà arriveremo, la nostra task force andrà a fare formazione ai docenti per iniziare immediatamente con la didattica a distanza».

Il progetto della Azzolina

Fin qui l’enunciato che però mostra il fianco a una valanga di obiezioni. In caso di emergenza parlare, di fatto, di un’Italia divisa in due, tra chi è pronto e chi non lo, appare quanto meno spiazzante. ragionare, poi, di formazione dei docenti rende ancor più surreale il discorso. Insomma si ha la sensazione  che non sia chiara la dimensione del problema. Il risultato è che la comunicazione rimane per il momento molto vaga, anche perchè il comparto scolastico italiano in generale è ancora parecchio indietro sul fronte della didattica digitale. Ed è difficile immaginare che, a tempi record, si possa consentire agli studenti di ogni ordine e grado di usufruire di lezioni a tempo pieno dal divano di casa. Così come ai docenti di sapere come fargliele fare.

Il progetto della Lega

L’opposizione sul tema pesca nelle stesse acque. La didattica a distanza, in tempi di crisi, resta l’unica speranza. Come sottolinea Mario Pittoni, il leghista presidente Commissione Cultura al Senato.

“Dovesse prolungarsi troppo lo stop alle lezioni in seguito all’epidemia di Coronavirus (tenendo conto che il termine ufficiale dell’anno scolastico, specie per medie e superiori, è difficilmente procrastinabile a causa degli esami di Stato che iniziano immediatamente dopo), è auspicabile prevedere l’attivazione di progetti locali (come nel caso del terremoto a L’Aquila) finalizzati al recupero di eventuali lacune e alla costituzione di centri d’aggregazione che, oltre alle finalità pedagogiche, forniscano un valido supporto sociale alle famiglie, fondamentale quando ambedue i genitori lavorano e non sanno a chi affidare i figli.

Nei progetti potrebbero venire coinvolti, su base volontaria, sia docenti in servizio a tempo determinato e indeterminato che docenti utilmente collocati nelle graduatorie provinciali, d’istituto o comunque forniti di idoneo titolo per l’insegnamento.

Nel breve periodo un contributo utile può arrivare dalla didattica a distanza, distinguendo tra quanto è possibile attuare con piccoli strumenti portatili (cellulari, tablet) e quando è invece necessario ricorrere a PC e altri strumenti multimediali quali LIM, videoproiettori, monitor TV. I cellulari (e simili) vanno bene per lo scambio di brevi messaggi (chiarimenti, riferimenti a libri di testo o altre fonti di studio, indicazione di argomenti da approfondire con lettura ed esercitazione…)”.

Pittoni, appello al mondo scuola

Pittoni, quindi, fa appello al grande spirito volontaristico degli italiani. Ma un progetto di così ampia scala, che coinvolgerebbe milioni di persone, tra alunni e docenti, potrebbe essere realizzabile senza un coordinamento centrale?

Insomma, giorno dopo giorno, l’emergenza epidemica rischia di far saltare la continuità didattica italiana.

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