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Decreto riaperture, ecco cosa è stato deciso per scuole e università

Il nuovo decreto del Governo prevede, a partire dal 26 aprile, la ripresa delle attività in presenza.

Sono state numerose e accese le discussioni attorno al nuovo decreto legge emanato dal governo Draghi. Nel documento, ribattezzato “Decreto riaperture”, è contenuto un vero e proprio cronoprogramma con fasi e momenti ben distinti in vista di un primo ritorno alla normalità.

Le misure avranno validità a partire dal 26 aprile fino alla fine di luglio 2021, salvo aggiustamenti delle prossime settimane, anche sulla base dell’andamento dei contagi.

È ovviamente inclusa anche una sezione dedicata alla scuola e all’università, volta a stabilire come sarà quest’ultimo mese dell’anno scolastico e di quello accademico. Il portale Skuola.net ha sintetizzato i passaggi principali.

Scuola: tutti in presenza? Non proprio

L’articolo 3 del Decreto è interamente dedicato al mondo della scuola e dell’istruzione superiore. Molto attese, dopo annunci e dietrofront, le decisioni riguardanti le modalità del rientro in classe dei ragazzi nel mese di maggio.

Il braccio di ferro andato in scena negli ultimi giorni tra il Governo e i rappresentanti delle regioni ha portato infine a un accordo condivisibile da entrambe le parti coinvolte – seppur con qualche bocca storta – sulle percentuali di presenza, in particolare degli alunni delle scuole superiori.

Come si legge in Gazzetta Ufficiale, “è (sempre) assicurato in presenza sull’intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi per l’infanzia, dell’attivita’ scolastica e didattica della scuola dell’infanzia,

della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado”.

Proprio la situazione per le scuole secondarie di secondo grado è quella che ha animato le diatribe delle ultime ore. Si è giunti infine a distinguere per zone di rischio,

per cui “nella zona rossa, l’attività didattica in presenza è garantita fino a un massimo del 75 per cento degli studenti”. Mentre: “nelle zone gialla e arancione, l’attività in presenza è garantita ad almeno il 70 per cento degli studenti, fino al 100 per cento.”

Le regioni non potranno chiudere

Torna nel Decreto riaperture anche un’importante precisazione sulle disposizioni relative alle scuole, già in atto in questi giorni.

Riguardo alla presenza garantita nelle scuole dell’infanzia, nelle primarie e nelle secondarie di primo grado, nonché nelle scuole superiori almeno al 50% (situazione che si verifica in zona rossa), questa non può essere derogata da provvedimenti dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano e dei Sindaci.

Il che vuol dire che, contrariamente a quanto successo questo inverno, i Governatori non avranno più la libertà di decidere arbitrariamente se imporre misure più restrittive nei propri territori, arrivando anche a chiudere gli istituti scolastici. Una deroga in realtà rimane ma è consentita “solo in casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”. Se queste condizioni non dovessero verificarsi, i ragazzi continueranno l’ultimo mese di scuola secondo le disposizioni sopra enunciate.

Università: ecco come riapriranno

Anche per l’università il criterio guida utilizzato è quello delle zone di rischio. Nelle regioni gialle e arancioni (ovvero la quasi totalità del territorio italiano),

le attività didattiche e curriculari delle università sono svolte prioritariamente in presenza, “secondo i piani di organizzazione della didattica e delle attività curricolari

predisposti nel rispetto di linee guida adottate dal Ministero dell’università e della ricerca”.

Sui dettagli organizzativi, quindi, la palla passa ai singoli atenei. Il discorso cambia quando si passa ai territori con rischio contagio più alto:

in zona rossa, si prevede lo svolgimento in presenza almeno delle attività formative degli insegnamenti relativi al primo anno dei corsi di studio e di quelli rivolti a classi con un ridotto numero di studenti. Indipendentemente dalla zona, invece, le università potranno stabilire nei propri piani lo svolgimento in presenza di esami e sedute di laurea.

Sulle riaperture degli atenei si è espressa anche il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa: “La vita universitaria, che non si è mai fermata in questa emergenza,

non è solo didattica, ma è fatta anche e soprattutto di scambi, di confronti, di relazioni di cui abbiamo sempre più bisogno.

Per questo la decisione del Governo, che sono certa vedrà la collaborazione di tutto il sistema accademico, di prevedere il graduale ampliamento in presenza di tutte le attività,

comprese le lezioni e gli esami, monitorando costantemente l’andamento locale del piano di vaccinazioni e del numero dei contagi – sottolinea – è davvero importante”.

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