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La legge Casati, uno dei primi pilastri della scuola italiana. “Leggere, scrivere e far di conto”

Il proponente fu Gabrio Casati, Conte e Barone di Pendivasca, ministro della pubblica istruzione tra il 1859 e il 1860.

In un’epoca in cui la scuola attraversa molte problematiche, in particolare oggi a causa della pandemia di coronavirus, abbiamo pensato di fare un piccolo viaggio nel tempo. Siamo nella prima metà dell’ottocento, senza internet e le varie tecnologie, anche le più elementari. Come studiavano i nostri avi? Quale era il loro corredo scolastico? Cosa imponeva la legge?

Partiamo dalla “Legge Casati” che sanciva l’obbligo dell’istruzione elementare per il corso inferiore – in forma gratuita – impartita dai comuni, i quali avevano anche il compito di assumere insegnanti. Gli allievi dovevano imparare a “leggere, scrivere e far di conto”. Non tutti i bambini, però, avevano la possibilità di andare a scuola e, tra l’altro, i comuni in difficoltà economiche non potevano assumere professionisti qualificati. Ed è qui che nascono le prime differenze. Mentre le famiglie benestanti optavano per avere nelle proprie abitazioni insegnanti privati, quelle più povere erano costrette a mandare i propri figli a lavorare nei campi per sbarcare il lunario e così rinunciavano alla scuola: del resto, la “Legge Casati” non prevedeva nessuna sanzione per i genitori ‘inosservanti’ nonostante l’obbligo. Tuttavia tra quelli ‘poveri’ qualcuno riusciva ad andarci con non pochi sacrifici a partire dai tanti chilometri a piedi in mancanza di automobili. Quindi con la loro ‘precaria’ cartella fatta di tela di sacco o di cartone, o di assi di legno legati da una cinghia di cuoio a tener tutto (e quel tutto era un quaderno ed un astuccio con il pennino che s’intingeva nel calamaio), si incamminavano per raggiungere i banchi di scuola: banchi di legno stretti, talmente stretti che ogni movimento era un’impresa. Mica come quelli di oggi con le ‘rotelle’ che ti permettono di gironzolare nell’aula come se fosse un lunapark?! E no, quelli, i banchi, erano concepiti in quel modo per permettere agli alunni una costante postura ‘corretta’ per impedire ogni distrazione, tutti fissi a non perdersi una sola parola dell’austero maestro.

E per chi disturbava? C’era la lavagna, ma dietro, inginocchiato sui ceci per non più di tre ore, di più non era consentito. Vogliamo parlare delle ‘orecchie d’asino’? Queste venivano messe a chi non scriveva bene o a chi, con l’inchiostro, pasticciava quell’unico sobrio quaderno bianco che per i maestri dell’epoca, doveva essere impeccabile. Per non parlare della ‘bacchetta’ che non era magica per niente, anzi tutt’altro, una vera e propria ‘tortura’ fisica inflitta a chi infrangeva le regole. In realtà era destinata ad altro, come per esempio scandire il ritmo nelle lezioni di canto, o percossa sulla cattedra per avere l’attenzione di qualche discolo impertinente. Queste forme di punizioni venivano comunque usate nonostante il regolamento scolastico del 1860 art. 98 recitasse così : “Sono vietate le parole ingiuriose, le percosse, i segni di ignominia, le pene corporali, come il costringere a star ginocchioni o colle braccia aperte…”.

Il docente, dall’alto della sua cattedra, contribuiva alla crescita socio pedagogica dei suoi allievi e doveva essere severo per avere una certa disciplina in aula. Il docente si prendeva cura della sua classe, controllava minuziosamente l’igiene dei suoi scolari: viso, unghie, mani e capelli dovevano essere puliti. In particolar modo per le bambine con i capelli lunghi non era permesso averli sciolti, ma raccolti in trecce strette.

Riferimento legislativo della Legge Casati è: Legge 13 novembre 1859, n. 3725. Data: 13/11/1859.

Il proponente fu Gabrio Casati, Conte e Barone di Pendivasca (Milano, 2 agosto 1798 – Milano, 13 novembre 1873). Fu ministro della pubblica istruzione per pochi mesi tra il 1859 e il 1860; in tale ruolo promosse una legge di riforma scolastica nel Regno Sabaudo, a cui è stato dato il suo nome e poi adottata e estesa al Regno d’Italia sotto il governo della Destra storica.

La legge Casati porta l’obbligo scolastico fino agli 8 anni. Organizza l’istruzione in 4 anni con due cicli (inferiore e superiore) di 2 anni ciascuno. Il biennio inferiore è obbligatorio. Il biennio inferiore poteva prevedere lo sdoppiamento in due classi: prima inferiore e prima superiore. Suddivisione per materie.

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