Cronaca

A scuola dal droghiere. “A casa non ho internet”. La toccante storia di Emiliano

A scuola dal droghiere. «Chiudo la tenda e sto tranquillo». Emiliano ha 19 anni e forse alla sua età si va a caccia più di forti emozioni che di tranquillità. Ma è dietro quella tenda che sta costruendo il suo piccolo sogno: la maturità. Per lui come per gli altri è vietato entrare a scuola, la sua scuola, l’Itis Galilei di Arezzo: sbarrata, come tutte le altre in Italia. Chiusa una porta si apre un portone: quello del web, le lezioni a distanza, ma dal droghiere.

Arrangiarsi

Ma dalle sue parti il portone è un pertugio. Emiliano vive a Monte Santa Maria Tiberina, in Umbria al confine con la provincia di Arezzo. E lì l’Adsl o la rete non esistono o quasi. Ha provato prima a farsi montare la parabola per intercettare il segnale da un’altra strada. E poi si è rifugiato in drogheria. E da lì ogni giorno segue le lezioni. «Mi alzo intorno alle 7, mi preparo ed esco: alle 8.15 devo essere in negozio». Lì, dietro la famosa tenda dal droghiere. Da una parte il bar alimentari «Il Pretino» di Lippiano, famoso nella zona come un punto di riferimento per tutti. Ma i cui gestori di sicuro non avrebbero mai immaginato di trasformarsi in scuola. Emiliano (a proposito, di cognome fa Rogliani) grazie alla sua ragazza ha avuto il via libera dai titolari. Quello dei carabinieri se lo conquista di giorno in giorno. «La prima volta mi hanno bloccato 24 ore dopo la chiusura della scuola». Una scuola che è stata tra le prime a mettersi in linea con la didattica a distanza.

Il viaggio

E anche a confermare tutto l’orario. L’unica differenza è che le lezioni dal droghiere durano un po’ meno, dai 35 ai 45 minuti. Per il resto è come se il virus gli avesse fatto il solletico. Ma torniamo al posto di blocco. «La prima volta ho un po’ faticato e capisco che poteva sembrare un po’ strano fossi fuori con la macchina per andare a studiare in drogheria». Ma problemi non gliene hanno mai fatti: una volta chiarito che era vero, esiste un bisogno più essenziale dello studio? Forse solo il pane e il companatico: ma visto che oltre la tenda c’è l’alimentari, Emiliano spesso compra anche quelli. E non per raddoppiare le buone ragioni, ma per razionalizzare le sue uscite. «Rimango lì dentro dal droghiere fino alle 12.15/12.30». Nel registro, perché la didattica a distanza è parallela a quella reale, non ne ha neanche una.

Lo studio

Ma come fa a concentrarsi? «Chiudo e sto tranquillo». Il lockdown lo aiuta, anche se non aiuta i generosi titolari del locale. Perché il bar è forzatamente chiuso e con il bar l’animazione che porta sempre con sé. Ma insomma l’alimentari è aperto e i motivi di distrazione non mancano. «Mi hanno messo a disposizione dal droghiere un tavolo: dietro di me le provviste del magazzino, dalla farina all’olio ai sacchi di pasta». C’è anche una stufa. E lui si proietta nella sua classe. Ma è proprio la stessa cosa? «No: funziona tutto bene ma uno schermo non sostituirà mai una lezione vera». E infatti il suo incubo (si fa per dire…) è che gli tocchi sostenere gli esami in quel retrobottega dal droghiere. «Davvero spero di no. Vorrei almeno vivere il clima degli esami. Vorrei non essere ricordato come un maturo da coronavirus».

La maturità

Della sua scelta sono orgogliosi in tanti. «Ha una grana tenacia, è una bella storia» commenta Grazia Sestini, la sua prof di italiano, segni particolari ex senatrice. «Per noi la continuità delle lezioni era determinante: e la scelta di Emiliano ne è quasi un simbolo» commenta il preside dell’Itis Alessandro Artini. Non ha ancora l’attestato della maturità, e se lo dovrà sudare perché alla fine contano le risposte e non la classe un po’ anomala, ma ne ha dimostrata parecchia. E ogni giorno ne accumula un’altra po’, insieme ai circa dieci chilometri da casa sua fino ad arrivare dal droghiere. Alle sue spalle c’è anche un pezzetto di parete bianca: perché non coprirla con un bel diploma?

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