“Fare l’insegnante non è un lavoro che fai quando non c’è altro. Lo fai quando non c’è altro che vorresti mai fare”
E COSÌ VORRESTI FARE L’ INSEGNANTE
(cover di E così vorresti fare lo scrittore, di Charles Bukowski)
Se lo fai per i soldi, non farlo.
Anche perché saresti abbastanza fesso, vista la busta paga media.
Se lo fai per avere un posto fisso e un lavoro sicuro,
lascia perdere:
dopo due giorni rimpiangeresti di non aver chiamato per quell’annuncio come animatore in quel villaggio turistico.
Se sei di quelli che “I giovani d’oggi sono tutti dei rammolliti” e “Non hanno voglia di far niente” e “Una volta qui era tutta campagna”,
lascia che ti dica una cosa:
non fa per te.
Se quando vedi un ragazzino un po’ timido, un po’ in disparte, un po’ sfiduciato,
non ti viene l’istinto di andare lì ad abbracciarlo, a dirgli “Dai, proviamoci insieme”,
è meglio se ti trovi qualcos’altro.
Se lo fai per i due mesi di vacanza, trova un altro lavoro che te ne dia altrettanti, ma non questo:
ad ogni giugno sentirai di aver bisogno di almeno il doppio del tempo per riprenderti.
Se non ti nasce dentro come un ruggito
se non ti spuntano le branchie a stare in mezzo a quegli oceani di sguardi paure desideri orrore e voglia di spaccare il mondo che sono
gli occhi di un adolescente,
scusa ma
non è roba per te.
Se non ci credi tu per primo, che qualcosa possa cambiare,
se sei di quelli ormai rassegnati
se nemmeno leggi più il giornale perché ogni giorno ti sembra uguale
davvero
non lo fare.
Se poi lo fai perché hai studiato e non hai trovato altro,
assolutamente
davvero
assolutamente
no.
Questo non è un lavoro che fai quando non c’è altro.
Lo fai quando non c’è altro che vorresti mai fare.
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