AperturaCopertinaCronacaNewsPRIMO PIANOULTIME

“Bocciate nostro figlio”, la scuola dice no.

Succede nella provincia di Monza e Brianza.

Può succedere anche questo. Che genitori chiedano agli insegnanti di bocciare il proprio figlio. E che la scuola dica no. La richiesta arriva da due genitori di uno studente autistico per pemettergli di “cementare le competenze relazionali che stava acquisendo”, inevitabilmente interrotte dall’avvento della pandemia.

Il fatto

“La pandemia – spiega la mamma del ragazzo, 19 anni – ha creato danni enormi a nostro figlio, solo in classe quando per lui la relazione è il fulcro del suo sviluppo e della sua crescita personale”. I genitori hanno chiesto alla scuola di bocciarlo per colmare il gap accumulato in quest’anno e mezzo di pandemia in cui ha frequentato l’attività in presenza, ma sempre da solo. “Abbiamo chiesto alla scuola di bocciarlo e non ammetterlo agli esami di maturità, ma ci hanno risposto di no e se non si presenta agli esami, per legge sarà promosso comunque”, continua, lanciando un appello affinché le istituzioni si attivino per dare il giusto supporto a questi ragazzi.

L’inclusione

Questione importantissima per il ragazzo è quella dell’inclusione, e “i progetti ponte che si stavano attivando si sono arrestati a causa della pandemia. Per mio figlio la fine della scuola significherà diventare invisibile”, sottolinea”.

La lettera a Sasso

Moglie e marito hanno inoltre inviato una lettera al sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso. “Nostro figlio ha avuto una frequenza regolare, ma come è facile prefigurare per chi è affetto da disturbo dello spettro autistico. Ha molto sofferto in questi due anni, e non ha conseguito gli obiettivi del PEI (piano educativo personalizzato). Sia in termini di competenze sia di autonomie e modalità di relazione, che gli sono necessari per poter affrontare la futura fase della sua vita”, si legge nella missiva. La scuola, lamentano, deve tener conto delle sue personali necessità, e “nostro figlio – continuano – non ha conseguito gli obiettivi didattici e inclusivi per l’autonomia”. A ferire ancor di più i genitori sono stati “i modi e la mancata considerazione del percorso di crescita degli alunni con disabilità senza che siano considerati come elementi di disturbo, quasi come dei pacchi che vanno spediti il prima possibile”.

 

Seguici anche su http://www.scarpellino.comhttp://www.persemprenews.it

Articoli correlati

Back to top button