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“Capelli neri e intimo bianco”, scuola giapponese non vuole ribelli. Alunna cacciata

La maggior parte delle scuole in Giappone, e a Tokyo, impongono una politica rigida.

Il liceo che frequentava non ha creduto che i capelli di un’alunna fossero castano naturale. L’hanno costretta a tingerli di nero, pena l’espulsione da scuola. L’hanno espulsa lo stesso, dopo il trattamento, “non sono neri abbastanza”. La vice del preside le controllò la radice dei capelli.

A metà febbraio un giudice di Osaka ha riconosciuto alla ragazza, un risarcimento morale di 3mila dollari, “anche se la scuola aveva il diritto di costringerla”. Una sentenza controversa che accende le luci su regole arcaiche che danneggiano la salute dei ragazzi giapponesi.

La maggior parte delle scuole in Giappone, e a Tokyo, impongono una politica rigida sul colore dei capelli, sullo stile, e anche sul colore degli indumenti intimi. I capelli nel Paese sono un’identità culturale, associata con la razza, il sesso e il genere.

“È stata colpita psicologicamente con violenza – ha commentato l’avvocato della studentessa di Osaka – A un certo punto stava talmente male che anche solo guardarsi allo specchio le causava tachicardia”. Avrebbe voluto frequentare l’università ma non riesce più a interagire socialmente.

A Fukuoka, riporta il Washington Post, 57 su 69 studenti sono stati costretti a indossare indumenti intimi bianchi. In alcune scuole è stato chiesto ai ragazzi di levarsi le mutande, nel caso di contravvenzione alle regole.

Da pochi giorni sono usciti gli ultimi dati sui suicidi dei giovani giapponesi. In base al ministero dell’Istruzione e dello Sport, nell’anno appena trascorso si sono verificati 479 suicidi, 140 in più rispetto al 2019,

e un numero mai così alto da quando sono iniziate le statistiche, nel 1980. A guidare la triste classifica gli studenti di istruzione superiore con 330 casi, seguiti dalle 136 fatalità segnalate nella scuola media, e 14 tra gli alunni delle scuole elementari.

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