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Cancellare le classi pollaio per tornare a scuola: la vera priorità per battere l’epidemia

Cancellare le classi pollaio per tornare a scuola: la vera priorità per battere l’epidemia

Manca ancora qualche giorno al 3 aprile, ma il dibattito su quanto sarà lunga la nuova quarantena è già aperto da giorni. perché che ci sia un nuovo stop è scontato, meno la sua durata. La sensazione che a metà aprile si possa constatare una flessione della curva induce un cautissimo ottimismo. Si comincia così a parlare di aprire gradualmente alcune attività. “A inizio settimana ci riuniremo con gli scienziati del comitato tecnico scientifico e confidiamo che ci portino delle buone notizie. Ci manteniamo sempre vigili e attenti per adeguare le nostre valutazioni”, ha spiegato ieri Conte. E le indicazioni degli esperti appaiono già scontate dovranno essere all’insegna della distanza.

Questa della distanza è la vera grande incognita che pesa sulla scuola italiana e la sua riapertura. Posto che difficilmente si possa concludere la sospensione didattica prima di un mese e forse più, la domanda più importante è un’altra: come saranno le classi del futuro prossimo. Perché se la speranza di una fine totale dell’epidemia con l’estate, come avvenne con la Sars, ancora accompagna qualcuno la realtà potrebbe essere diversa. Una realtà di cui gli scienziati parlano spesso.

Con ogni probabilità l’epidemia ci accompagnerà ancora per qualche tempo. Con il ritorno dei freddi il prossimo autunno potrebbe rifare la sua comparsa. Allora, dopo le drammatiche esperienze attuali, sarà la prevenzione la nostra cura migliore. Soprattutto a scuola, un luogo dove la diffusione è stata molto elevata. Soprattutto tra i docenti. Quindi fondamentale sarà il distanziamento in classe. Quindi meno banchi in aula. Ipotesi fattibile in un’Italia in cui , soprattutto al Sud, le classi pollaio non  rappresentano l’eccezione bensì la regola? Il problema non sono le aule, ma il personale.

Più classi meno affollate significa più insegnanti. Che mancano e mancheranno anche a settembre, quando si ipotizza la necessità di 200.000 supplenti. Ma così la scuola non può riaprire. Né a maggio, né tanto meno a settembre. Ed è questa la vera grande incognita che la ministra Azzolina è chiamata a risolvere. più del sei politico che tanto pare al centro dei suoi pensieri.

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