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Vietato lo “slang” in classe: così si salva la lingua

La lingua italiana diventa ogni giorno più “sporca”. Contaminata da slang giovanili e parole straniere. Roba da far impallidire l’Accademia della Crusca. Ma non siamo soli: i nostri amici inglesi se la vedono anche peggio. Al punto che la Ark All Saints Academy, una scuola superiore di Londra, ha vietato l’uso dello slang in classe. Certi vocaboli o certe espressioni non si possono pronunciare, né tanto meno scrivere in un testo, pena un brutto voto e una ramanzina.

La lista dei termini proibiti: cosa è vietato?

La lista diffusa a studenti e allievi inizia proprio con “basically”, che si potrebbe tradurre con “praticamente”, e prosegue con una serie di locuzioni e frasi fatte, che in realtà sono diffuse anche in canzoni, poesie, testi giornalistici. Ad esempio, vengono ritenute inaccettabili frasi come “he cut his eyes at me” che, secondo il dizionario Collins, significa guardare qualcuno in modo sgarbato e poi spostare lo sguardo improvvisamente con espressione di dissenso. Oppure “that’s long”, che si usa per definire una cosa o una situazione come noiosa. Anche altre formule, come “oh my God” oppure “Oh my days”, che in italiano suonerebbero come “O Santo Cielo”, vanno evitate nei testi scritti e nelle conversazioni ufficiali.

Il dibattito

Secondo i professori si tratta di un cambiamento che servirà a far capire ai ragazzi la differenza tra il linguaggio che usano con gli amici al parco o al pub e quello a cui invece ci si deve attenere quando ci si trova in situazioni ufficiali. Una specie di introduzione al vocabolario della vita adulta e rispettabile, che però non convince i linguisti. La decisione della scuola londinese, infatti, sta scatenando un certo dibattito negli ambienti che si occupano di educazione. Qualche esperto sostiene che il linguaggio cambi attraverso le esperienze della vita e che quindi certe modifiche debbano essere accolte e integrate. Altri, invece, plaudono all’iniziativa e vorrebbero imitarla, convinti che i giovani britannici stiano involontariamente producendo un impoverimento della lingua di Shakespeare e Dickens. Del resto, secondo un sondaggio del 2019 compiuto su oltre duemila docenti un linguaggio troppo condito di slang è stata la ragione più frequente per il fallimento di un esame di inglese ai Gcse, gli esami che si sostengono a 16 anni. E se ci provassimo anche in Italia?

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