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Baby Youtuber, il ruolo dei genitori e della scuola tra pericoli e opportunità

L'età degli youtubers è compresa in una fascia d'età dai 12-13 anni fino a 50-60.

Sono ormai tanti i bambini che sui vari social provano a diventare famosi. In particolare va di moda il fenomeno dei “baby YouTuber”.

In alcuni casi sono gli stessi genitori a spingere i figli a fare video da pubblicare (anche per eventualmente monetizzare), ma bisogna tener conto della privacy e della sicurezza.

Dai più piccoli ai più grandi, chi è uno youtuber? E’ colui che si mette in “gioco” realizzando video che, nella maggior parte dei casi, prevede come protagonista il titolare dell’account sulla nota piattaforma.

Commenti alle partite di calcio, analisi e recensioni di canzoni, programmi e videogiochi, ma anche sfide e spettacolarizzazioni varie.

E questo può avvenire sia con una programmazione sia in diretta, ovvero in real time. Con la eventuale possibilità di interagire con le persone che seguono.

La maggior parte degli youtubers è compresa in una fascia d’età che va dai 12-13 anni fino a 50-60. C’è chi riesce a creare una ampia comunità e diventa influencer e può anche essere contattato per finalità professionali.

Come ad esempio è accaduto a Rayan Kaji, il bambino texano che apre regali. Ebbene, in un anno ha fatturato circa 26 milioni di dollari. Ma anche Anastasia Radzinskaya, bimba russa nata con una patologia cerebrale che le impediva di parlare.

Anche in Italia ci sono tantissimi casi come “Matty il biondo” che commenta di tutto, dal calcio alle sue attività scolastiche.

COSA DEVONO FARE I GENITORI

Uno studio di Pew Research Center ha dimostrato che i video su YouTube che vedono protagonisti i bambini al di sotto dei 13 anni ottengono di media il triplo delle visualizzazioni rispetto a quelli in cui non ci sono.

Ed è per questo che all’inizio dello scorso anno, la piattaforma YouTube ha pensato di bloccare i commenti e limitare le interazioni con i minori. La prima cosa che devono fare i genitori, dunque, è quella di essere sempre presenti durante le attività dei figli.

Ma ancheessere esperti di privacy e di tutte le leggi a tutela dei diritti. Bisogna conoscere tutti i dettagli per evitare anche possibili raggiri.

LA SCUOLA E I SUOI DOVERI

Anche la scuola, per restare al passo coi tempi – piaccia o meno – potrebbe dare un sostegno indicando il corretto utilizzo dei social agli allievi e indicando ai genitori come informarsi sui diritti e sui doveri, e soprattutto sulle responsabilità correlate all’utilizzo delle varie piattaforme.

Da non dimenticare la “Dichiarazione dei diritti in internet” redatta dalla Camera dei deputati nella XVII Legislatura e dal “Piano Nazionale Scuola Digitale”, baluardo de La Buona Scuola, che serve alla scuola per indirizzare l‘educazione a un uso giusto dei vari social.

La scuola inoltre, ove necessario, potrebbe formare giovani professionisti per l’utilizzo corretto dei vari media.

IL PAPA E TWITTER 

Anche Papa Francesco, che utilizza twitter, ha sottolineato che anche uno YouTuber ha una responsabilità etica e sociale nei confronti di coloro che sono all’ascolto e dunque devono usarlo per il meglio mostrando credibilità e umanità.

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