La “lotta”
“Sia svolta eventualmente a campione – propone Tassella – a metà anno scolastico, corretta a livello centrale e somministrata da esterni alla scuola. Ma solo per individuare i bisogni educativi differenziati delle singole aree del Paese, per ridistribuire gli investimenti sull’istruzione dove si fanno parti uguali tra disuguali. O ancor peggio parte disuguali tra disuguali a svantaggio della scuola del Sud e delle aree depresse del Paese e delle classi sociali più deboli del Paese. Dobbiamo intraprendere una dura lotta culturale, politica e sindacale, affinché sia raggiunto questo obiettivo. Le prove, ridotte a quanto detto, dovranno dare un semplice quadro statistico delle scuole del Paese, ma non dei ragazzi e delle ragazze o ancor peggio degli insegnanti”.
Cosa fare
I risultati della lotta
“Ovviamente i risultati di questa lotta sono stati del tutto insufficienti, le prove Invalsi proseguono imperterrite e intanto hanno inquinato tutto il processo di apprendimento/ valutazione all’interno delle scuole. Si fa scuola in funzione di queste prove. I libri di testo sono costruiti tenendo conto di queste prove. Nelle scuole è entrato l’uso dei quiz al posto delle pratiche di lettura e scrittura, di esposizione e comprensione rielaborazione e riflessione critica. Pratiche non conformi alla scuola addestramento. Da qui i risultati dell’analfabetismo funzionali che sono registrati allorché si esce dalle scuole per inserirsi nel mondo del lavoro o intraprendere gli studi universitari. E allora, ripetiamo la nostra domanda, che fare”?
La “disobbedienza civile”
“Bisogna arrivare alla disobbedienza civile, con l’unità di tutti, docenti ma anche dirigenti scolastici, famiglie e studenti. C’è la necessità di reagire a questa impostazione neo centralista di una scuola autonoma, una scuola per scelte governative. Mancanza di investimenti nei decenni, non omogenea nelle regioni e nelle singole regioni stesse tra province e/o delle aree metropolitane, all’interno di questa scuola si inseriscono le prove Invalsi. Uno strumento reazionario per fotografare la realtà non per cambiarla, ma per lasciarla così come essa è. Una scuola che, promuovendo tutti, conferma tutte le differenze sociali e territoriali”.
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