Opinioni

Tecnologia a scuola, Galimberti: “Non serve a niente, Einsten ha scritto la formula su una lavagna con i gessi”

Un forte ritorno all’educazione civica e un allontanamento dalla tecnologia nelle scuole. Su questo ha le idee chiare il sociologo e filosofo Umberto Galimberti, professore ordinario di filosofia della storia e di psicologia generale e di psicologia dinamica all’Università “Cà Foscari” di Venezia, nonché membro ordinario dell’International Association of Analytical Psychology.

In un’intervista a Giunti Scuola, il saggista ha risposto ad alcune domande:

Cosa si può fare oggi concretamente per far sì che un bambino diventi un “cittadino consapevole”?

Bisognerebbe che a partire dalle scuole elementari si cominciasse a insegnare quella che una volta si chiamava educazione civica, soprattutto nella modalità in cui il bambino chiede alla maestra e lei gli fornisce una risposta. Bisogna infatti prima partire dalle domande dei bambini. Per esempio, un bambino può chiedere ‘Chi è Salvini?’. Solo che le maestre dicono poi frasi come ‘Qui (a scuola, ndr) non si fa politica!’, e quindi non si insegna un bel niente. Se non cominciamo a sensibilizzare i bambini al tema fin da piccoli, alla fine avremo dei giovani che non vanno neanche a votare, senza interesse per la politica. Questa non è una bella cosa per la democrazia.

Secondo Lei che peso dovrebbe avere oggi la tecnologia nell’educazione?

Personalmente la tecnologia non la introdurrei nelle scuole, perché non serve a niente. Non riesco a capire la differenza tra una lavagna digitale e una con i gessi. Einstein ha scoperto la sua formula scrivendola su una lavagna con i gessi. Non capisco dunque questo gusto per la tecnologia. La scuola dovrebbe fregarsene della tecnologia, perché i ragazzi la sanno già maneggiare per conto loro, non devono andare in classe per maneggiare i mezzi informatici. Li conoscono già, semmai saranno loro a istruire i professori!

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