Opinioni

Savagnone: Grave gettare sui presidi le responsabilità della riapertura. C’è una svalutazione del ruolo dei docenti

Giuseppe Savagnone, responsabile di Tuttavia.eu, il sito della Pastorale della cultura dell’arcidiocesi di Palermo, per oltre quarant’anni insegnante di liceo ora in pensione, ha spiegato in un’intervista all’agenzia di stampa Sir, quanto sia fondamentale non dimenticare dietro problemi tecnici il significato esistenziale della crisi Covid.

“Oggi non possiamo riaprire la scuola risolvendo solo i problemi tecnici, continuando a fare come se nulla fosse accaduto. La scuola anche nella sua qualità e non solo nella sua quantità deve ritrovare la sua dimensione educativa e culturale. Il coronavirus non ci ha insegnato nulla? Eppure, ci ha mostrato la fragilità esistenziale dell’umano, la precarietà dei nostri sistemi economici e sociali, ha messo in luce ingiustizie profonde. Ha svelato che è un’ipocrisia che l’uguaglianza che si crea in classe sia reale: infatti, la didattica a distanza ha evidenziato l’abisso di disparità nella vita degli studenti. È giunto il momento per la scuola di ripensare se stessa. Da qui si deve ripartire. Nel momento in cui sono crollati tanti muri, i docenti devono riscoprire la loro creatività, che sembrava completamente perduta. Nel tempo la scuola è stata completamente svalutata socialmente, riducendo i docenti a impiegati mal pagati, annoiati e stanchi, considerati dei fannulloni da tanti”.

La crisi dovura al Coronavirus, quindi, come una catarsi. “La scuola era in crisi già prima del coronavirus perché aveva perduto la sua identità culturale; è stata per troppo tempo autoreferenziale.Si dovrebbero studiare i libri e concepire le lezioni come finestre sulla realtà. E oggi il Covid è la realtà: non è un piccolo incidente, ma un evento con una portata maggiore delle guerre mondiali perché coinvolge tutto il pianeta senza eccezioni, nella quotidianità. La pandemia ci costringe a essere creativi: i docenti hanno il ruolo insostituibile di mediare le tradizioni del passato con la nuova situazione per comunicare agli studenti uno sguardo nuovo sulla vita. Purtroppo, negli ultimi tempi la scuola ha parlato solo di se stessa e non ha educato, per lo più, le nuove generazioni a un impegno civile, politico, umano, esistenziale. I risultati sono sotto i nostri occhi. Ora il coronavirus sta dando una spallata a tutto questo”.

Il Covid pone una grande sfida alla scuola, ma tutti gli istituti sono pronti a raccoglierla? “Io vivo a Palermo. Qui le scuole delle periferie anche prima del Covid avevano dei deficit paurosi di attrezzature, ma non solo. Basti pensare che le elementari e le medie dei quartieri periferici a volte vengono vandalizzate da bande di ragazzi del posto che le devastano per il puro piacere di distruggere. Mi chiedo, allora, quale sarà il destino in istituti siffatti dei nuovi banchi con le rotelle, chi userà le mascherine? Come si riuscirà a gestire tutto questo? Non si può addossare tutto sulle spalle dei dirigenti scolastici. Ho trovato grave il sottile tentativo, poi rimangiato, in questi mesi di scaricare, in nome dell’autonomia, sui dirigenti scolastici le responsabilità e i rischi della riapertura, ignorando o fingendo di ignorare che già prima del coronavirus c’era gente che andava a rompere il naso al dirigente scolastico per protestare perché il figlio era caduto o aveva avuto un voto negativo.

Molto distaccato il giudizio espresso sui docenti che che chiederebbero l’esonero in quanto “fragili”. Savagnone appare meno netto.  “I numeri che circolano mi sembrano esagerati, comunque anche in questo caso il coronavirus smaschera delle situazioni di disagio: un professore così svogliato da preferire di stare a casa deve essere rimotivato. C’è stata una svalutazione sociale ed economica dei docenti.Oggi i professori sono ai margini, mentre un tempo avevano un importante ruolo intellettuale, culturale e sociale”.

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