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Scuola, gli scienziati: I primi 15 giorni decisivi, fondamentali test rapidi da fare negli istituti

Le scuole si preparano a riaprire i battenti in tutta Italia, tra misurazione della temperatura, banchi singoli e mascherine. Ma come sarà questo anno scolastico ai tempi di Covid-19? L’Adnkronos Salute lo ha chiesto a virologi e scienziati italiani, convinti che con la ripresa i casi aumenteranno, ma che i primi 15 giorni saranno cruciali per capire se il sistema ‘reggerà’. Dagli specialisti consigli pratici e l’invito a una particolare cautela nei rapporti fra giovanissimi alunni e nonni, più vulnerabili rispetto a Covid-19.   “Le misure adottate nelle scuole, anche se arrivate un po’ in ritardo, vanno nella direzione giusta. La regola più importante è il distanziamento tra gli studenti e poi indossare la mascherina non solo negli spazi comuni, ma fin dall’autobus per raggiungere l’istituto.

Saranno però determinati i primi 10-15 giorni, lì si capirà se il sistema messo in piedi funziona”, afferma infatti Matteo Bassetti, infettivologo dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova. “Non è spostando l’apertura che si risolve il problema”, sottolinea però.  “Io sono fortemente convinto che tutto andrà per il meglio – evidenzia l’esperto – Abbiamo fatto le cose con grande scrupolo e le famiglie vanno tranquillizzate: la scuola è sicura, purché non ci siano deviazioni dalla linea del ministero e ognuno faccia il proprio dovere. Poche e semplici regole da seguire, perché è l’unico modo affinché tutte le rispettino. Non si deve sbagliare come fatto prima dell’ estate con il distanziamento degli ombrelloni, ad esempio, norme che non erano praticabili e poi si è visto come è andata”.

“La scuola – dice il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco – deve essere aperta: ci saranno dei focolai, ci saranno problemi all’inizio. Ma di certo, se ci sarà un coordinamento tra presidi, insegnanti e famiglie, troveremo una soluzione di operatività e fattibilità”. Il virologo sottolinea anche l’importanza del rispetto delle misure e della capacità di intercettare eventuali casi positivi. “Inviterei a far presto per munire le scuole di test rapidi in loco”, che in casi sospetti “possano immediatamente dire se il bambino è stato infettato da Sars-CoV-2 o no”. E’ questo il primo consiglio che, “da tecnico”, la microbiologa dell’ospedale Sacco di Milano Maria Rita Gismondo si sente di dare a chi sta lavorando per una ripartenza in sicurezza delle attività didattiche nell’anno della pandemia di Covid-19. “E attenzione anche agli insegnanti”, e al loro ruolo nella possibile trasmissione del nuovo coronavirus, perché bisogna assolutamente “evitare che nelle scuole si identifichino dei bambini come untori. Sarebbe un danno psicologico grave”, ammonisce l’esperta.

“Il rientro a scuola è assolutamente necessario e non discutibile”, premette la direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze del Sacco. “Dobbiamo preservare i nostri bambini da danni sociali e psicologici – avverte – dopo che già il lockdown ha infierito” in questo senso sui più piccoli. Ma ovviamente “dobbiamo anche aiutarli perché non subiscano un danno culturale” legato a “un ritardo di frequenza”.  Anche se “vorrei precisare anche un’altra cosa: se qualche scuola chiuderà”, per Gismondo “non si può parlare del fallimento del piano riapertura. E’ un argomento molto complesso che stanno affrontando anche le altre nazioni”, perché anche altri Paesi “magari si trovano a dover chiudere e riaprire qualche scuola per massima cautela”.

Il secondo suggerimento che la specialista del Sacco vuole dare “da tecnico” è che “forse potremmo essere un po’ più generosi nel controllo dei bambini”, specie “in questo momento” in cui “per fortuna il virus circola, ma non ci sta danno particolari problemi”. Gismondo si riferisce alle precauzioni anti-Covid previste in classe: “Imporre le mascherine ai bambini è in qualche caso quasi impossibile”, osserva la microbiologa, e “anche sul distanziamento sociale invito le mamme a dire quanto i loro bimbi possono stare distanziati socialmente”. Quindi cosa fare? “Più che sulla cautela nel farli stare tra loro – dice l’esperta – io punterei più l’attenzione sulla cautela che i bambini devono avere nello stare a contatto con i nonni, soprattutto se questi nonni hanno delle patologie”.

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