Opinioni

L’ex ministra Fedeli: Fannulloni nella PA? Ci sono, ma il personale della Scuola è stato straordinario

Il personale della scuola al centro di un dibattito televisivo su Retequattro. Il conduttore Nicola Porro si è interrogato se i lavoratori pubblici, quindi anche quelli della Scuola, abbiano o meno lavorato durante il lockdown. Una domanda che, almeno per quanto riguarda il personale del mondo dell’Istruzione dovrebbe essere retorica, ma che trova molta attenzione in larghi strati della popolazione italiana. A spiegare cosa è accaduto a Scuola è intervenuta l’ex ministra Valeria Fedeli. “Partiamo da un dato di conoscenza: nei tre milioni e oltre dipendenti pubblici è compreso quasi un milione di docenti che ha lavorato duramente, garantito il diritto all’istruzione pur nelle difficili condizioni della Didattica a distanza. Dalla Pandemia e dal conseguente Lockdown è certamente venuto fuori che siamo un paese che presenta problemi di arretratezza, sia nel privato che pubblico, nell’utilizzo delle nuove tecnologie; ad esempio: non tutti avevano gli strumenti e le competenze per svolgere lo smart working o la DAD. Il gap digitale è emerso alla luce”.

La senatrice Fedeli è poi intervenuta sull’annosa questione della presenza dei cosiddetti fannulloni nella pubblica amministrazione e di conseguenza nel settore dell’insegnamento: “C’erano prima e ci saranno dopo. Costituiscono una minoranza risicata; non è ammissibile sostenere che i sindacati coprano i fannulloni; tale affermazione è assurda. Ho un passato da sindacalista e posso dire con fermezza che non ho mai difeso un lavoratore assenteista, perché oltre ad essere moralmente ripugnante, costituisce un danno per tutti gli altri colleghi. I dirigenti hanno il compito di organizzare il lavoro e le prestazioni annesse dei dipendenti; sono loro che hanno il compito di verificare e richiamare eventualmente chi non si applica a dovere”.

A questo punto la Fedeli si esprime con una certa decisione anche sull’attuale Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina. “Riguardo le scuole, così come gli uffici pubblici, bisognava programmare una loro riapertura molto prima, sulla scia di paesi come la Francia e la Germania; inoltre è urgente la questione delle Linee guida per la riapertura in sicurezza di tutte le istituzioni scolastiche, le quali presentano una complessità organizzativa superiore rispetto agli altri uffici pubblici in generale. È però fondamentale che entro fine giugno, siamo già in ritardo, vengano emanate le direttive per la ripresa del nuovo anno scolastico”.

L’ex Ministro Fedeli è intervenuta anche sulla vicenda delle paritarie: “Quelle a gestione privata svolgono una funzione pubblica e quindi sono scuole pubbliche (legge Berlinguer n. 62/2000) non statali: non lo si dice mai, ribatte la senatrice; bisogna disporre più risorse affinché anche le scuole paritarie a settembre, soprattutto quelle frequentate dai bambini da 0 a 6 anni, possano aprire. Se non aprono le scuole paritarie a settembre, per intenderci quelle a gestione privata o degli enti locali, la situazione sarà drammatica per le famiglie e il paese; soprattutto perché il valore dell’educazione e dell’insegnamento da 0-6 anni è strategico; tutte le ricerche scientifiche affermano che i primi 1000 giorni di un bambino senza gli adeguati strumenti educativi possono provocare nel suo universo cognitivo gravi ripercussioni a livello sociale e formativo”.

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