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M5S in ostaggio, e il governo traballa pericolosamente: le due tentazioni di Matteo Salvini

“Mi immagino di continuare a lavorare positivamente e serenamente con Luigi Di Maio, tranne le ultime settimane improntate a toni aspri dettati dalla campagna elettorale che per quello che mi riguarda sono finiti. Guardo avanti, per me il passato è passato”. Così il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini replica a chi gli chiede se il tonfo dei Cinquestelle al voto europeo potrà incrinare i rapporti con l’alleato di governo.

E’ un Salvini in versione governista e responsabile quello che si presenta ai microfoni dei giornalisti il giorno dopo il voto. Le parole del lumbard pesano molto, ed escludono – salvo clamorosi colpi di teatro – una crisi di governo nel breve periodo. Ma ragionando a lungo termine ci sono almeno due fattori, due tentazioni, in grado di convincere il capitano leghista a chiudere l’esperienza governativa.

Nuovo governo sovranista

Da una parte c’è l’idea di rompere nettamente con gli alleati grillini per lanciare un ponte in direzione Fratelli D’Italia. Il partito di Giorgia Meloni, infatti, potrebbe pesare non poco nel futuro politico del Bel Paese. Fdi e Lega, insieme, sono a un passo dal 40 %. Il ché, tradotto, significa autosufficienza per andare al voto. E puntare alla vittoria. Quindi c’è l’opzione della separazione unilaterale della Lega dal governo, facendo leva su uno dei tanti argomenti divisivi da affrontare nel breve termine.

Flat tax, autonomia, sforamento del 3%, qualche inghippo sul decreto sicurezza bis. Sono tutti possibili appigli per creare un incidente diplomatico tale mandare a gambe all’aria il governo del cambiamento. Tutti dossier sui quali la Lega potrebbe fare la voce grossa, e sui quali i pentastellati dovrebbero ingoiare troppi rospi da far digerire all’elettorato grillino

. Un elettorato già in fuga, sfiduciato dal sorpasso subito dai Dem.

Rimpasto con FDI, FI fuori dai giochi

La seconda tentazione potrebbe essere quella del rimpasto di governo, magari  allargando l’esecutivo al partito di Giorgia Meloni. Il “fronte sovranista” FDI-Lega – si andasse a votare con il rosatellum domani – avrebbe i numeri per governare in scioltezza.

Bypassata completamente l’area di Forza Italia, che non raggiunge la soglia psicologica del 10%. Tanto che i mal di pancia tra gli azzurri si fanno sempre più palpabili.

“Ora basta! Stiamo assistendo alla seconda tornata elettorale in meno di un anno in cui il centrodestra stravince, Forza Italia perde. E perde molto. Dopo la sconfitta delle Politiche, oggi Forza Italia crolla all’8,7%”. Così si esprime con un post su Facebook Giovanni Toti, rinnegando de facto l’appartenenza forzista e lanciando una sponda ai meloniani. “Spero che i pretesti e le scuse salva poltrone siano finiti davvero e che partecipino in tanti. Magari… non proprio tutti! Serve aria fresca per non soffocare” conclude. Il riferimento a Berlusconi è velato ma evidente.

Conte non conta

Nel complesso scenario politico italiano resta l’incognita della premiership, con un Giuseppe Conte che attualmente rappresenta la parte perdente del Governo, quella pentastellata. Sarà interessante capire come si muoverà nei dicasteri europei, ora che i leader continentali vedono a tutti gli effetti l’Italia come “il paese di Matteo Salvini”. I rapporti di forza nella coalizione sono ribaltati, la partita a poker inizia adesso, ed è il capitano ora a distribuire le carte.

Un motivo in più perché il leader leghista inizi a pensare di lasciare il Viminale e farsi consegnare le chiavi di Palazzo Chigi.

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