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“Istruzione superiore troppo trascurata durante la pandemia, la pagheremo cara”

Pierre-Cyrille Hautcœur, economista, ha rilasciato un'intervista a Le Monde.

 “Durante questa pandemia, un settore è stato troppo trascurato: l’istruzione superiore”. Ad esprimere la sua

opinione sull’ istruzione superiore sulle pagine del giornale “Le Monde” è lo storico ed economista Pierre-Cyrille

Hautcœur.

“È troppo presto per fare il punto sulle conseguenze della pandemia sull’economia e sulla società. Ma un settore è

rimasto troppo trascurato dalle autorità pubbliche, forse perché le difficoltà sono nell’immediato, meno

drammatiche, mentre gli effetti a lungo termine sono particolarmente gravi”.

“Non ci siamo ancora resi conto dell’impatto della riduzione della qualità e della quantità dell’istruzione superiore

che deriverà dalla crisi e che probabilmente influenzerà non solo la vita degli studenti oggi, ma la qualità del loro

lavoro per decenni, se non vengono intraprese forti azioni correttive”.

“Gli studenti attualmente in Francia sono tre milioni, e i loro studi durano in media quattro anni, anni decisivi per il

successivo percorso professionale. Tuttavia, qualunque cosa ci dicano con più o meno convinzione i presidenti delle

università, la formazione che gli studenti ricevono da marzo è stata seriamente interrotta”.

“La qualità tecnica dell’apprendimento a distanza è stata spesso scarsa, poiché le università non hanno i mezzi per

investire al livello necessario, né nel materiale né nella formazione degli insegnanti”.

Disuguaglianze crescenti

“Altrettanto grave è la perdita degli scambi informali, di cui conosciamo il ruolo cruciale nell’apprendimento. La

socializzazione al di fuori dell’ambiente familiare, parte essenziale della formazione della personalità e

dell’acquisizione dell’autonomia, è limitata dai confini. Anche la dimensione economica è importante: moltissimi

studenti hanno perso il lavoro, formale o meno, spesso nella ristorazione, nella cultura o negli eventi,

particolarmente colpiti.

Molti studenti universitari, dove la quota della classe operaia è maggiore, hanno dovuto lasciare il loro alloggio,

ricorrere ad altri aiuti, o non sono stati in grado di acquistare l’attrezzatura informatica necessaria. Molti studenti stranieri hanno dovuto abbandonare gli studi e tornare in patria, mentre i francesi hanno dovuto rinunciare a studiare all’estero. I tirocini e i primi lavori sono più difficili da trovare che mai, poiché incidono in modo duraturo sull’integrazione professionale dei giovani.

La crisi esaspera ulteriormente le disuguaglianze tra gli studenti: quelli le cui famiglie possono sostenerli, limitati nel tempo libero, si concentrano sul lavoro, mentre quelli che hanno lavorato per finanziare i loro studi devono talvolta abbandonarli o rinunciare a intraprenderli”.

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