AperturaCopertinaDidatticaDocentiFamigliaNewsOpinioni

“Perchè non ti uccidi?”. Bambino bullizzato, i genitori: “Devastato. Nessuno ci aiuta”

In alcuni casi la scuola minimizza, in altri i genitori dei bulli tendono a giustificare.

“Perché non ti uccidi? Sei un poveraccio”. Altro caso di bullismo che non va confuso con un banale litigio tra bambini.

Il bullismo crea danni certificati da medici e specialisti. Quando il branco si scatena contro un solo bambino e non è un “uno contro uno”, la scuola ha il dovere di vigilare e approfondire.

Una mamma ha raccontato a La Nazione le umiliazioni che avvenivano nella scuola elementare di suo figlio.

“Ci vuole tanto, tantissimo coraggio, a parlare delle sofferenze che provoca il bullismo e il cyber bullismo – racconta il genitore di un bambino ora alle medie che in passato ha subito maltrattamenti alle scuole elementari –.”

“Coraggio, a vedere che il proprio figlio per recarsi a scuola evita la strada e gli angoli da dove i bulli adolescenti lo provocano, sfottono, offendono”.

“Recuperare il proprio figlio a scuola, quando finge il male di pancia, ma in realtà è solo. Solo. Solo in classe, senza un cane che gli rivolge la parola”.

“Così vuole il bullo, che è anche il capetto della classe. Ammirato e osannato dalle ragazzine, che, purtroppo anche loro, sanno bullizzare bene il compagno troppo sensibile, educato”.

“Ci vuole coraggio, quando tuo figlio torna a casa e racconta che il bullo gli ha detto “Perché non ti suicidi? Se fossi in te, non vedi che sei solo, senza amici, poveraccio mi suiciderei”.

“E questo quasi quotidianamente, quasi quasi ha convinto mio figlio. Sono io che come genitore non riesco a convincere il dirigente scolastico che dice di non aver prove”.

“Ma io le ho le prove. Il bimbo è finito al pronto soccorso con un calcio in faccia. La polizia mi ha detto che devo avere il coraggio di denunciare. Mio figlio devastato nell’animo”.

“Ci vuole coraggio a quattro mesi dalla fine della scuola ritirare il figlio e spostarlo in un’altra scuola. Ci vuole coraggio a non denunciare il cyber bullismo con estorsione via Play Station prima di 80, poi di 70 euro”.

“Ci vuole infine coraggio a sfinire gli insegnanti, che non ne possono più di quel bimbo che alla fine è lui il problema”.

In alcuni casi la scuola minimizza, in altri i genitori dei bulli tendono a giustificare le violente azioni dei figli.

E’ qui che bisogna intervenire. E’ qui che deve intervenire il mondo degli adulti, quello sano: quando le liti non sono più paritarie, ma a senso unico, quando la ferocia del branco colpisce uno solo.

Articoli correlati

Back to top button