Cronaca

Contagi in più: “Che c’entra la scuola? È l’effetto-vacanze”

Contagi in più, ma non c’entra ancora la riapertura delle scuole. Il numero dei contagi da Coronavirus continua ad aumentare in tutta Italia (ieri +1.638 con +24 decessi, in lieve calo rispetto al giorno prima quando erano +1907). Non c’è più la Lombardia osservata speciale: ormai la distribuzione del virus è omogenea, su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud. Intanto da una parte c’è chi teme per il rientro a scuola, e quindi per i contatti tra studenti, docenti e personale scolastico e indirettamente per i contatti tra genitori, nonni e nipoti. E dall’altra c’è chi sostiene che il vero problema sui contagi in più, ancora oggi, siano i rientri dalle vacanze.

Lo Spallanzani

A parlare dei contagi in più, al Corriere della Sera, è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Anche componente del Comitato tecnico scientifico. «La scuola? È troppo presto per valutarne l’effetto. È stata aperta da pochi giorni e neanche in tutte le regioni. Bisognerà aspettare per valutarlo». A preoccupare per i contagi in più, ancora oggi, sono i vacanzieri (specialmente quelli tornati da aree a rischio). «Gli spostamenti per attività ludiche e ricreative non sono ancora finiti, anche se molto ridotti. Bisognerà aspettare qualche settimana.

Il rischio

Ma questo non significa che – aggiunge l’infettivologo – con la fine delle vacanze e il rientro in città, il rischio dei contagi in più automaticamente diminuisca. Soprattutto se si viene meno all’impegno civico e sociale di mantenere vivo il rispetto delle misure di distanziamento e l’utilizzo scrupoloso delle mascherine evitando assembramenti urbani». Combattere il virus è possibile «solo con l’applicazione attenta delle misure raccomandate». Dal distanziamento sociale all’uso della mascherina. Buone abitudini, in alcuni casi saltate, complice forse l’estate e il clima vacanziero di agosto. Ora, però, non bisogna abbassare la guardia soprattutto alla luce dell’aumento delle infezioni domestiche e dell’età media dei positivi, sostiene il direttore.

Il patto

Serve «un nuovo patto tra generazioni. i giovani devono essere prudenti a scuola rispettando le regole e mantenere le misure tornando a casa quando non è possibile un adeguato distanziamento». E gli anziani? Loro, invece, «devono proteggersi con l’uso costante delle mascherine e facilitando il rispetto delle misure da parte dei familiari più giovani». Bisogna «uscire dalla logica: tanto qui non succede, noi siamo tutti sani», conclude Ippolito. Altrimenti i contagi in più aumenteranno ancora.

 

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