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L’infettivologo Galli: “Due settimane per limitare i contagi, altrimenti sarà crisi. Giusto chiudere le scuole”

“Il Coronavirus non è una banale influenza, le strutture sanitarie delle regioni più colpite sono al limite”. Le parole di Massimo Galli, primario di infettivologia dell’ospedale Sacco di Milano, sono come pietre.  Intervistato da Corrado Formigli nel corso di Piazza Pulita il medico spiazza le certezze.

“Coronavirus? Certamente, come ho detto nei giorni scorsi, è un problema di cui non ci libereremo con uno schiocco di dita. È un problema estremamente serio e richiede davvero la collaborazione di tutti per essere fronteggiato. Questo è il punto centrale”.

L’infettivologo che è in prima linea nella lotta al virus  si dichiara favorevole alla chiusura delle scuole e delle università: “Sono un po’ disturbato da questo dibattito tra ‘mezzo-pienisti’ e ‘mezzo-vuotisti’. Non abbiamo una chiara dimostrazione che uno strumento di questo genere possa funzionare, perché è uno strumento che non è stato utilizzato in passato sufficientemente in condizioni comparabili. Tuttavia, qualcosa, che è più di semplice buon senso e che deriva dall’evidenza di capacità di trasmissione del coronavirus, suggerisce questo: tenere i ragazzi in una classe che per svariate ore diventi un possibile incubatore di infezione, in questo momento, non è una buona trovata. Ricordo che il 26 gennaio, cioè quando Wuhan aveva un numero di casi simile a quello italiano, in Cina erano state prese misure assai più drastiche delle nostre”.

Alla domanda del conduttore Corrado Formigli, che gli chiede quando usciremo da questa emergenza, Galli risponde: “Guardi, la butto lì. Se entro Pasqua non avremo invertito la tendenza dei contagi, la faccenda diventerà decisamente più pesante da gestire. Se entro  due settimane avremo invertito quella tendenza, saremo in grado di gestire assai meglio il problema. Quel che è certo è che verosimilmente ci possiamo aspettare la necessità anche di altre restrizioni. Dovremo cercare di capire innanzitutto che il numero dei contagiati sarà effettivamente in calo e che non si saranno manifestati altri focolai nel Paese o anche nelle are più vicine alla zona rossa, tra le quali c’è la città dove sono nato, dove ho sempre vissuto e che mi è molto molto cara: Milano”.

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