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Dsa in aumento. Castelbianco: “Un problema da affrontare con la didattica, non clinicizzando i bambini”

“Un ragazzo su tre in Italia non comprende quello che legge e molti di più hanno difficoltà nella lettura pur comprendendo. Restiamo perplessi che c’è voluto l’Invalsi per ufficializzare una situazione che in questi ultimi 20 anni e’ andata sempre piu’ peggiorando: in Emilia Romagna hanno dichiarato che l’6% dei bambini sono dislessici”. Commenta cosi’ Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) i risultati delle prove 2019.

Sorride poi amaramente sul tema ‘dislessia’. “Si diceva che 30 anni fa i nostri insegnanti – il fiore all’occhiello della scuola italiana – non sapevano riconoscere il bambino dislessico. Affermazione che danneggiava la professionalità di una categoria molto valida. A quell’epoca avevamo molti meno casi di difficoltà di apprendimento- sottolinea l’esperto- ed era un fatto reale. Ora, invece, troviamo in una classe fino a 9 certificazioni di difficoltà di apprendimento che poi si autodeterminano. Ovvero, su 24 bambini 1/3 ha difficoltà”. Da cosa è dipeso?

Castelbianco: “Didattica incapace di innovarsi, troppo spazio al mondo sanitario”

“Una società che cambia deve modificare anche l’insegnamento, le modalità pedagogiche e didattiche. Di fronte all’incapacità di operare questo cambiamento, abbiamo aperto la scuola al mondo sanitario che ha deresponsabilizzato noi adulti, genitori, docenti ed esperti, per indicare il bambino come portatore di un problema. È stato un modo per delegare la responsabilità ai bambini, un leitmotiv inaccettabile”.

Il paradosso, secondo lo psicoterapeuta dell’età evolutiva, è che “accanto a questi bambini con un disturbo dell’apprendimento che nessuno prima vedeva (cosa che non è vera) – addirittura sembrano nati tutti con questo disturbo – si è aggiunto un altro 20% con un problema di salute mentale. Fermiamoci a ragionare- consiglia Castelbianco- perchè ciò che è aumentato in maniera esponenziale è il disagio generale nell’infanzia. Un disagio che si manifesta in modo diverso nelle sintomatologie e nei comportamenti. Se non impareremo a dividere la valutazione globale del bambino da quella del sintomo rincorreremo sempre i numeri”.

I bambini di oggi non sono più intelligenti di quelli di una volta

Castelbianco prosegue: “Dovremmo chiederci perchè i bambini vanno così male se tutti dicono – ma anche questo non e’ vero – che i minori di oggi sono più intelligenti di quelli di 30 anni fa? L’unica intelligenza in più è quella iconica- spiega lo psicoterapeuta- in grado di agire sul telefonino e sul Web. Tuttavia non è un’intelligenza di pensiero, è piuttosto percettivo-pratica. La vera crescita della persona è data, invece, dalla capacità di approfondire teoricamente. Per approfondire il mondo teorico bisogna avere un pensiero- continua il direttore dell’IdO- e quindi un linguaggio da poter utilizzare come strumento. Se i bambini non leggono, o non capiscono quello che c’è scritto, è difficile poi farli crescere in modo teorico, capaci di avere un pensiero profondo, divergente, che sappia soffermarsi su nozioni più complesse per ricavarne non solo delle sensazioni, ma elaborazioni e costrutti”.

Alla base dell’apprendimento ci sono 2 ingredienti: “La motivazione e una proposta adeguata al bambino e alla sua età. Se una persona non e’ motivata non apprende. Un bambino con un basso tono dell’umore, ad esempio, non sara’ motivato e non avrà la volontà di apprendere, di certo però non ò dislessico. I bambini ansiosi e ansiosissimi vivono dei blocchi di fronte agli apprendimenti, anche della semplice lettura. Negli adulti li chiamiamo attacchi di panico, nei bambini sono dei blocchi- chiarisce lo psicologo- il risultato è lo stesso, entrambi non riescono ad andare avanti. Da una parte abbiamo bambini che riescono a scrivere molto bene ma non sanno rispondere verbalmente all’interrogazione, e dall’altra bambini che rispondono verbalmente ma poi lasciano il foglio.

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