Torna a parlare il movimento anti sovranità delle Sardine che intervengono sul tema caldo della scuola.
“Sulle ragazze e sui ragazzi non si mercanteggia. Non possono essere carne da macello della politica“. Così le Sardine chiedono alle autorità una serie di interventi.
“Non stiamo parlando di scuola o di virus ma di diritto all’istruzione e diritto alla salute – scrivono dal movimento antagonista al sovranismo – I diritti in gioco sono di grande portata perché in mancanza di uno dei due non si rinuncia a una porzione di futuro, si rinuncia al futuro“.
“Il tema è complesso e spostare l’apertura dal 7 all’11 gennaio, con ulteriori varianti regionali, è un pessimo segnale, un braccio di ferro che sa di presa in giro. Giovedì o venerdì saranno resi noti i numeri relativi alla curva pandemica post-festività. Affrontiamo il tema della scuola con equilibrio e non apriamo le scuole se non ci sono le condizioni“.
Il movimento chiede interventi sull’edilizia scolastica: “Perché la scuola è luogo di relazione. Ove questa sia negata o messa in pericolo, non si può parlare di formazione. La dad un surrogato temporaneo da mandare giù in questi tempi eccezionali. Non certo la soluzione alla quale abituarsi“.
E poi sui trasporti “perché se per recarti a scuola devi accalcarti e salire su una littorina a gasolio e ti chiedi se te lo puoi permettere, evidentemente un problema c’è. Anche più di uno“.
Inoltre si sottolinea l’esigenza di potenziare la “connettività internet: perché di rete unica nazionale si fa un gran parlare, prevalentemente in relazione ai dividendi generati da fusioni societarie, ma alla fine della fiera le lezioni in Dad vanno a scatti“.
Riflettori puntati sule disuguaglianze economiche “perché se oggi un genitore non può permettersi il/la baby sitter e deve rinunciare al lavoro, non lo ritroverà magicamente quando il virus sarà debellato e la dad un ricordo”.
Infine la richiesta di dotare entro 60 giorni “il personale scolastico di mascherine Fpp2. A 6 mesi assumiamo sempre più personale docente e stabilizziamo gli organici. A 60 mesi realizziamo e attuiamo un piano nazionale per l’edilizia scolastica e per riaffermare l’identità delle scuole come luoghi di relazione“.
“A 6000 mesi: non vi chiediamo tanto. Ma di sognare sì. In fondo, non costa nulla“, concludono le sardine.