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L’allarme della psichiatra: “Cresce il numero di studenti che cercano il contagio per non andare a scuola”

L’allarme della psichiatra: “Cresce il numero di studenti che cercano il contagio per non andare a scuola”

Gli studenti? Quelli più grandi preferiscono starsene a casa piuttosto che andare a scuola e per questo in tanti cercano di ammalarsi di Covid . Oppure sperano che qualche compagno risulti positivo al test, in modo che la classe sia confinata a casa con le lezioni online. L’allarme lo lancia la psichiatra Adelia Lucattini in una lunga intervista al Messaggero. Non tutti, naturalmente, vivono in questo modo il ritorno a scuola, in moltissimi avevano sentito la mancanza dei compagni, del rapporto diretto con gli insegnanti e di tutto il contesto della vita scolastica. Questi hanno avuto un approccio positivo. Altri invece avrebbero voluto che il confinamento a casa durasse di più.

“Lo osserviamo sui social, molti studenti dichiarano apertamente la speranza che ci siano dei contagi nella propria scuola, in modo da poter restare tutti a casa due settimane con le lezioni online. Ma questo fatto ha più spiegazioni. – spiega la psichiatra – È tipico dell’adolescenza voler affermare sé stessi, fare di testa propria per differenziarsi dagli adulti. Spesso poi questi ragazzi si rinforzano a vicenda assumendo atteggiamenti di sfida, le cosiddette “challenge” che vanno tanto di moda. Lo fanno rapportandosi al Covid come se fosse un videogame, senza avere una percezione chiara della differenza tra realtà e fantasia….. È una dimensione di gioco, un mondo virtuale dove si può morire e risorgere e i punti sono chiamati “vite”, un’area mentale che tende a scollegarsi dalla realtà, nella quale molti giovani si illudono di poter contrarre il virus in forma leggera, poter essere “asintomatici” e in modo irrealistico poter vivere liberamente”.

Per la psichiatra Lucattini molti comportamenti dei giovani che appaiono dall’esterno come semplici difese della propria estetica o di insofferenza sono invece vissuti con il preciso intento di farsi contagiare.
“Alcuni tengono di proposito dei comportamenti a rischio, come non portare la mascherina anche se prescritto per legge, avvicinarsi molto ad altre persone, non rinunciando alla movida e ai luoghi affollati e, più pericolosamente, organizzando feste private o incontri di gruppo a casa senza alcuna prudenza. Ad esempio, in un liceo di Roma dove il fratello di un compagno di classe è risultato positivo, metà degli studenti hanno atteso con grande trepidazione l’esito del test, nella speranza di essere messi in isolamento domiciliare. L’altra metà della scolaresca era invece terrorizzata al pensiero di essere stata contagiata, ma tutti hanno vissuto con grande sollievo l’idea di poter restare a casa e seguire le lezioni da remoto”.

D’altronde gli studenti del terzo millennio hanno poca paura, rispetto ai loro predecessori, di rimanere isolati, restando a casa. Grazie alla loro grande familiarità con tutti gli strumenti elettronici,come sottolinea la psichiatra, i ragazzi hanno avuto molta facilità ad adattarsi alle lezioni online, uno strumento che peraltro permette loro di poter chattare e commentare liberamente le lezioni degli insegnanti creando anche uno spirito di gruppo.

“Inoltre i ragazzi più timidi si sono trovati meglio con le interrogazioni, perché lo strumento digitale crea come un filtro, una distanza che permette di avere un rapporto più sereno con l’insegnante che visto attraverso il monitor fa meno paura. I docenti a loro volta hanno cambiato atteggiamento, diventando più confidenziali e più pazienti, soprattutto visti in un contesto familiare, nel loro salotto o in cucina, cosa che ha fatto sentire molto più vicini gli studenti, senza per questo togliere autorevolezza o autorità”.

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