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Scuola, ecco il piano del governo: teledidattica e abolizione delle classi Pollaio

Scuola, ecco il piano del governo: teledidattica e abolizione delle classi Pollaio.

Come sarà la scuola del futuro? Probabilmente più digitale e maggiormente attrezzata a fronteggiare le emergenze. Sicuramente meno affollata. Queste indicazioni arrivano dal Pnr, il Programma nazionale di riforme che indica le iniziative che l’Italia metterà a punto per settembre.

In primo piano naturalmente c’è il rafforzamento delle dotazioni tecnologiche. Entro due anni tutte le scuole statali superiori e medie dell’intero territorio nazionale «saranno connesse con collegamenti in fibra ottica a 1 Gbps, necessari per l’adozione di forme sistemiche di teledidattica». Lo stesso è previsto per le scuole primarie e quelle dell’infanzia ricadenti nelle cosiddette “aree bianche”.

Il piano sottolinea anche come, a fronte dell’imprevedibilità della situazione epidemica, “è compito del governo continuare a garantire il rafforzamento della complessa struttura di interventi che ha garantito finora la didattica a distanza, traslando le azioni adottate in emergenza in una solida politica di sistema, per tutti i gradi scolastici”. In questo senso si annuncia un piano per rafforzare la formazione continua, che riguarderà tra l’altro, il personale docente (in merito ai nuovi mezzi, agli strumenti tecnologici e, soprattutto, all’applicazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione alla didattica, di cui quella a distanza rappresenta un elemento fondamentale), e il personale Ata (per il potenziamento di tutte le attività didattiche, ma anche amministrative che le singole istituzioni scolastiche sono chiamate ad erogare in forma telematica, e dunque anche a distanza, a vantaggio dell’utenza). Secondo il testo di riforma è prevista anche l’implementazione di una piattaforma digitale “proprietaria” ministeriale per la didattica digitale, unitamente alla ricerca e alla definizione di contenuti didattici da erogare a distanza, in modo uniforme e differenziato per età, a vantaggio di tutta l’utenza scolastica.

Per far funzionare meglio il sistema scolastico appare ” ineludibile una revisione dei criteri di numerosità delle classi previsti dal Dpr 81/2009, per garantire stabilmente un migliore equilibrio tra le esigenze didattiche e di organizzazione del personale”. Si parla qui del cosiddetto fenomeno delle Classi Pollaio”. Ciò consentirebbe anche “di liberare risorse in grado di permettere alle istituzioni scolastiche un pieno e adeguato utilizzo, attraverso gli strumenti della flessibilità (scomposizione delle classi in gruppi di livello, recupero degli apprendimenti, individualizzazione e personalizzazione attraverso il curriculum delle studente) dell’organico dell’autonomia”. Il tutto, precisa il documento, con l’intento di “valorizzare l’identità dello studente, le diverse abitudini e le sue molteplici potenzialità e capacità”. Si indica la quota di 15 al massimo 18 alunni per classe come quella ideale.

In un passaggio della bozza si legge ancora che “al fine di assicurare agli studenti con disabilità una maggiore continuità didattica saranno intraprese misure per aumentare il numero degli insegnanti di sostegno di ruolo anche attraverso la stabilizzazione di una quota considerevole dei posti di sostegno, da realizzare attraverso un allargamento dei posti in organico di diritto, riducendo quindi in egual misura quelli in organico di fatto, anche con l’intento di limitare il ricorso a posti in deroga”. I corsi di specializzazione sul sostegno “saranno banditi continuativamente e annualmente, e – viene precisato – saranno intraprese iniziative formative atte a far acquisire ai docenti a tempo indeterminato competenze in materia di didattica e metodologia inclusiva. Per affrontare tale problematica è stato riattivato l’Osservatorio sull’inclusione e sono stati stanziati 5 milioni non soltanto per la formazione degli insegnanti di sostegno ma anche per la formazione del personale scolastico in generale”.

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