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Uil, i cinque motivi per cui il piano non ci riporterà a scuola a settembre

Uil, i cinque motivi per cui il piano non ci riporterà a scuola a settembre.

  1. AUTONOMIA SCOLASTICA:fate un po’ come vi pare                                                                                          Il richiamo letterale all’autonomia delle scuole non può nascondere la mancanza di scelte ed indicazioni da parte del decisore politico. Il Ministero sembra deresponsabilizzarsi, inviando alle scuole – a partire dai dirigenti scolastici – l’obbligo e la responsabilità, anche legale, di individuare strade e soluzioni senza gli opportuni investimenti.
  2. CURRICOLI DI STUDIO:si studia meno, si studia peggio
    Le norme generali sull’istruzione, cosi come i livelli minimi delle prestazioni da offrire a tutti i cittadini, impongono dei limiti alle scelte che possono effettuare i soggetti che vivono e governano il territorio. L’autonomia delle scuole, anche nel rispetto del valore legale di titoli di studio (ad esempio), non può curvare i propri curricoli di studio in misura superiore al 20-25%.
  3. DISABILITA’ E SOSTEGNO:un salto indietro agli anni ’70.
    Appare non corretto parlare di ‘disabilità’: una sorta di passo indietro su ambiti pedagogici che vedono l’Italia nelle primissime posizioni europee e mondiali. I percorsi didattici mirati alla inclusione non possono non tener conto che ogni persona ha proprie abilità diverse. Si deve parlare di diversa abilità, non solo per scrupolo lessicale ma perché non tornino in auge didattiche differenziate – “gruppi speciali di livello”. La Scuola italiana ha scelto la strada dell’inclusione, abbandonato strade improntate all’iniquità, fin dagli anni ’70.
  4. FORMAZIONE:tutta competenze senza esperienza professionale
    Le righe sulla formazione sono tutte indirizzate all’utilizzo spinto di dispositivi e procedure. In merito all’uso degli strumenti digitali, la tecnica per diventare tecnologia, ha bisogno  di un uso consapevole di strumenti e sussidi. La formazione, allora, deve avere come base gli studi universitari sulla ‘media education’. Una pluralità di strumenti dovrà essere posta al centro dei percorsi formativi: non solo nuove tecnologie, ma anche nuovi e diversi contesti didattici, programmazione di setting educativi diversificati, modelli di didattica interdisciplinare verso la trans-disciplinarità.
  5. DIGITAL DIVIDE:gli ultimi non saranno i primi                                                                                                        Sui capaci e meritevoli, e sul rischio del ‘digital divide’, la richiesta chiara viene dal compito che la Carta Costituzionale affida alla scuola: capacità di progettare e porre in essere azioni compensatrici delle ineguaglianze.

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