Cronaca

Coronavirus. Lo studio: in Italia aule da 50 mq, non bastano

Aule da 50 mq in media, questo è il calcolo che è stato predisposto come media delle classi scolastiche italiane. Per ripartire a settembre – secondo alcune ricerche – servirebbero almeno venti o trenta metri quadri in più in ogni classe per far rispettare le giuste distanze. È ormai pressoché certo che il rientro a scuola avverrà dopo l’estate. Nella migliore delle ipotesi, a settembre, con l’inizio del nuovo anno. Ma non si può escludere, alla luce del rischio epidemico che comportano le concentrazioni di studenti, che per le scuole la Fase 2 inizi ancora più in là, come pure per le università.

La difficoltà

Sappiamo anche che non sarà un rientro “normale”, almeno fino a quando non ci saranno il vaccino, o almeno le cure, per il virus. In primo luogo, dopo l’estate potrebbero esserci nuovi focolai, che in alcune aree costringeranno a chiusure “a scacchiera”. E se anche ciò non avvenisse, il vero problema è che gli edifici, l’organizzazione della giornata scolastica e la composizione delle classi nella maggior parte degli istituti italiani non sembrano in grado di garantire il rispetto delle misure precauzionali che la Fase 2 richiederà. La media si attesta in 50 mq ad aula, troppo pochi per ripartire in sicurezza. Innanzitutto, un distanziamento sociale adeguato a prevenire nuovi contagi, magari da soggetti asintomatici, come spesso sembra siano i giovani che contraggono il virus.

Il distanziamento impossibile

Il primo problema di distanziamento sociale riguarda già l’arrivo a scuola. Nel tragitto da casa, moltissimi studenti affollano i mezzi pubblici; arrivati davanti a scuola, inevitabilmente si creano assembramenti fra i più grandi e forse ancor più fra i piccoli, accalcati sui marciapiedi con genitori e nonni. Spesso, poi, l’accesso all’edificio avviene attraverso un’unica entrata. Anche sulle scale e nei corridoi (come pure nelle mense) non sarà facile tenere distanziate frotte di ragazzi. Insomma il problema non si ferma solo ai 50 mq che ci sono in media per ogni aula italiana.

I calcoli

Il problema è ancora più serio in aula, dove si trascorrono molte ore. In Italia la numerosità media di una classe di scuola primaria è di 19 alunni (con l’8% sopra 24), alle medie di 21 (con il 14% sopra 24), alle superiori di 22 (con il 17% sopra 24, che diventa il 38% per le prime classi). Le norme in vigore dal 1975 (ma il 60% delle scuole è stato costruito prima e con criteri più angusti) prevedono che la superficie netta per studente prevista per le attività didattiche vari dai 1,80 mq dalle materne alle medie fino ai 1,96 mq per le superiori. Un semplice calcolo fa capire che la superficie indicata dalla normativa non sarà sufficiente a garantire il distanziamento sociale minimo (almeno un metro lineare, ma si parla di due nei bar e ristoranti). Per ottenerlo, tenendo conto che in aula i ragazzi devono muoversi e ci vuole anche spazio per il docente, servirebbero aule di dimensioni di non inferiori a 60mq, probabilmente di più. Ma non è questa – si teme – la situazione delle scuole italiane dove la media delle aule non supera i 50 mq.

La ricerca

Ad esempio, la lettura di una ricerca dell’Università La Sapienza e del Comune di Roma sulle scuole capitoline suggerisce che le dimensioni delle aule di rado superano i 50mq. Solo a Roma, ma a livello nazionale i numeri sono stimati al ribasso. A livello nazionale i dati sono insufficienti e andranno migliorati se si vorranno prendere decisioni ben fondate sulla Fase 2 della scuola. Per inciso, evocare il vecchio (e falso) problema delle classi pollaio, da sempre definite come quelle classi con un numero di studenti superiore al limite di legge, è fuorviante: secondo le stime del nostro «Rapporto» sull’edilizia scolastica, sono meno dello 0,5%. Il problema, oggi, è piuttosto lo spazio per allievo, angusto in appena 50 mq.

Le soluzioni

Come affrontare il problema? Non si potrà fare a meno di alcuni ingredienti,  spiega la Fondazione Agnelli. Con un mix diverso da caso a caso: forme di turnazione, per liberare spazi; una riorganizzazione del monte ore e dei quadri orari, in modo da scaglionare gli ingressi e le lezioni. Un’estensione al pomeriggio delle lezioni e dell’impegno dei docenti. La didattica a distanza resterà presumibilmente una risorsa necessaria per altri mesi, con magari una parte della classe a turno in aula e l’altra a casa collegata online. Tutto sarà ancora più difficile per gli alunni di infanzia e primaria. Su alcuni di questi temi, essenziali per i mesi a venire, è opportunamente intervenuta la ministra Azzolina, che ha proposto di ridurre il numero di allievi per classe: nelle prossime settimane si tratterà di capire come.

Il decreto

Supponendo che questi problemi vengano risolti, c’è un’altra ragione per cui la ripresa a settembre (o dopo) non sarà normale. Il decreto approvato 15 giorni fa prevede infatti di dedicare le prime settimane a un recupero a tappe forzate di quanto non è stato possibile fare quest’anno, con particolare attenzione a chi è rimasto indietro. Per farlo, servirebbe però avere tutti i docenti in aula dal primo giorno. Ma da anni ciò non avviene e nel prossimo andrà ancora peggio: il termine per le nomine in ruolo è stato infatti posticipato al 15 settembre e si prevede un numero record di supplenti, anche più di 200mila.

I concorsi

Perché non congelare la mobilità, facendo in modo che gli attuali insegnanti completino e consolidino nella stessa scuola il percorso avviato, anche attraverso la didattica a distanza, in quest’anno tormentato ed eccezionale? Il diritto degli studenti alla continuità didattica, a non avere lacune gravi negli apprendimenti e – per quelli più fragili – a non rimanere irrimediabilmente indietro mi sembra prioritario.

ANCHE QUESTE NOTIZIE SU OGGISCUOLA

Attenzione alla ricaduta: il Coronavirus e il rischio recidiva

Piero Angela: “Perché bisogna evitare la psicosi collettiva”

Coronavirus. Rischio per la didattica e per i concorsi: cosa succede ora

Carta del Docente: disponibile il nuovo bonus. Indicazioni tecniche per le iscrizioni 2019/2020

Elogio della lezione frontale: “Didattica è sentire che ciò che si conosce arrivi agli alunni senza sforzo”

Scuola. Se l’alunno si fa male nell’istituto, l’insegnante è obbligato ad accompagnarlo in ambulanza

Leggi qui altre notizie su OggiScuola

Seguici anche sulla nostra pagina social Facebook

Articoli correlati

Back to top button