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Le donne nella storia della scuola: Elena Lucrezia Piscopia, la prima ‘aliena’ del ‘600

Terza puntata della rubrica "Le donne nella storia della Scuola".

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è stata la prima donna a laurearsi, anche se le date storiche, non certe, ne evidenziano altre prima di lei. Elena nasce a Venezia nel 1646 da una famiglia nobile. Il padre, Giovanni Battista,  procuratore di San Marco, è un uomo molto colto ed influente.

Sposa la popolana Zanetta Bon e dal loro matrimonio nascono sette figli. Elena è la quinta figlia e dimostra da subito una fervida curiosità, di costituzione gracile, ma molto sveglia. I genitori riconoscono in lei la scintilla della conoscenza e decidono di farla studiare, cosa che andava controcorrente nella seconda metà del 1600.

Alle donne era consentito solo occuparsi di ricamo, religione e come organizzare il matrimonio della propria prole. Ma Giovanni Battista andava contro ogni discriminazione sessuale.

Elena all’età di sette anni fu affidata al teologi Giovanni Battista Fabris e Felice Rotondi, al docente di greco Alvise Gradenigo, al docente di latino Giovanni Valier e al rabbino Shemel Aboaf.

In seguito, e per mera passione per lo studio, Elena impara le lingue: spagnolo, francese, aramaico e arabo. Ma per lei non è abbastanza, le sue giornate sono trascorse tra le pagine dei libri,

la sua ossessione non le permette di tralasciare la musica, di cui impara anche a suonare il clavicembalo, l’arpa e il violino, compreso canto, eloquenza, dialettica, filosofia, matematica, astronomia e geografia.

Nella casa della nobile famiglia era di solito organizzare incontri con scienziati e letterati e per Elena era una fonte continua di conoscenza che non faceva altro che alimentare, ancora di più, la sua ambizione.

Per volere del padre, il teologo frate Felice Rotondi presentò la giovane al collegio dell’Università di Padova, dove fu fatta richiesta per la laurea in teologia,

ma il Vescovo Gregorio Barbarigo rispose con un categorico no:

“E’ uno sproposito dottorare una donna, ci renderebbe ridicoli a tutto il mondo”.

Sono le 9 del 25 giugno 1678, la Cattedrale è gremita di gente, accorsa per assistere alle due tesi di laurea in filosofia su Aristotele di Elena, discussione assegnatele dalla commissione.

Le risposte della giovane impressionano gli esaminatori che, riunitisi per decidere, proclamano Elena “magistra et doctrix in philosophia”,

le vengono consegnate le insegne del dottorato come era di solito fare solo alle figure maschili: il libro (simbolo della dottrina),

l’anello (simbolo delle nozze con la scienza), il manto di ermellino (simbolo della dignità dottorale) e la corona di alloro (simbolo del trionfo).

La cerimonia fu discussa, una donna non poteva affacciarsi nella società con questi propositi e nonostante la laurea in filosofia non le fu permesso l’insegnamento.

Ma la fama la raggiunse rapidamente, ricevette visite di famosi studiosi e fu invitata, a sua volta, nei varie atenei di tutta Europa.

Elena era una donna molto socievole e umile, apprezzava gli scambi culturali e i dibattiti.

Nel racconto del matematico Carlo Rinaldini c’è scritto: “Quivi mentre sfogliavo le opere di Archimede, che stavano sul tavolo, m’imbattei nel teorema dell’applicazione di una retta tirata tra la circonferenza e il diametro d’una sfera.

Quand’ecco apparire in biblioteca una giovane, bellissima in volto, ben proporzionata nelle membra, di colorito delicato, con il capo maestoso, dignitosa nel tratto, e cominciò a parlare su quel teorema. Restai stupefatto tanto che mi mancò la parola”.

La giovane laureata sigillò la sua devozione non solo agli studi, ma anche alla vita monastica sposando l’ordine delle Benedettine.

Purtroppo Elena non visse a lungo, morì per tubercolosi nel luglio del 1684.

Della sua vita per gli studi restano poche tracce, sembra che prima di morire abbia fatto bruciare molti suoi scritti,

forse come se avesse voluto portare con se tutta quella conoscenza o forse come sfregio per la discriminazione sull’intelligenza delle donne.

Di lei resta una statua voluta da Caterina Dolfin nel palazzo del Bo’ a Padova, un ritratto alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano, l’immagine sulla vetrata del Vasser College (prima università femminile negli Stati Uniti) e un affresco a lei dedicato nell’università di Pittsburg.

La sua fama arriva fino al pianeta Venere: il suo nome viene dato ad un cratere.

Tuttavia Elena Lucrezia Cornaro Piscopia resta, per tutte le donne, il simbolo ‘immortale’ del dottorato ed emancipazione femminile.

Leggi anche LA PRIMA PUNTATA: Bettisia Gozzadini e Costanza Calenda

Leggi anche LA SECONDA PUNTATA: Laura Bassi e Anna Morandi

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