Cronaca

Si riapre a settembre e solo con didattica mista. Ma chi paga gel e mascherine?

Si riapre a settembre e solo con didattica mista. Ma chi paga gel e mascherine?

La politica appare in  perenne ritardo su come affrontare l’emergenza coronavirus nel mondo scuola. Le indicazioni ufficiali arrivano con ritardi di giorni, a volte settimane, rispetto a quanto accade. E’ stato così per quanto riguarda l’anno scolastico in corso, dove solo oggi il premier Conte ha dichiarato che non si rientrerà in classe fino a settembre. Decisione che ormai tutti davano per scontata da almeno due settimane, visti i dati epidemici. La speranza è che lo stesso non accada per il prossimo anno scolastico. Anche se le premesse non sono delle migliori. Anche perché la Azzolina ha affidato a un comitato l’elaborazione di un piano, che in  ogni caso dovrà sottostare alle indicazioni medico scientifiche e a quelle governative. Si rischia, quindi, un colossale corto circuito.

In ogni caso la possibilità di un ritorno in classe a settembre sono ridotte al lumicino, buoni propositi a parte, a meno che non si ricorra a stratagemmi.  Gli istituti scolastici italiani non possono garantire la presenza degli studenti ad oltre un metro di distanza l’uno dall’altro. Anzi, si parla ancora di classi pollaio dove vengono accolti fino a 30 ragazzi per aula. La ministra all’istruzione Azzolina lavora al nodo del sovraffollamento delle scuole da tempo: un problema insostenibile in condizioni normali, impossibile in tempi di pandemia. In queste condizioni la scuola non può certo riaprire. Le strade al vaglio della task force sono diverse: adeguare le strutture o fare in modo che gli studenti non creino assembramenti.

Per adeguare le scuole si pensa di avviare un monitoraggio dettagliato, sul territorio, per capire la reale capacità degli istituti: vale a dire la presenza di quante classi per quanti iscritti. E la possibilità di creare nuove aule: da un’aula magna, ad esempio, o da corridoi ampi sarebbe possibile ricavare più classi utilizzando pareti removibili, leggere e veloci da installare senza mettere mano alla reale composizione dell’istituto. Si tratta di pareti che poi, una volta terminato il periodo dell’emergenza, verranno rimosse.

L’altra strada, quella di dividere i ragazzi per far sì che non siano troppi in aula, prevede turni di presenza: una classe da 22-25 ragazzi può essere divisa in due gruppi che si alterneranno in presenza e a distanza. Mentre il professore fa lezione in aula una metà della classe assiste dal vivo e l’altra metà resta a casa. Da remoto si può seguire online, con lezioni sincrone tramite una web cdm in classe, o può raccogliere il materiale dalla piattaforma di e-leanirng e andare avanti con il programma. I due gruppi possono alternarsi in questo modo di settimana in settimana per assicurare a tutti il contatto diretto con l’istituzione scolastica.

Resta fermo l’obbligo di utilizzare misure di protezione per tutti: dagli studenti ai docenti fino al dirigente e al personale addetto alle segreterie, alla pulizia e ai laboratori. Quindi si entrerà a scuola dotati di mascherine, innanzitutto, e detergente disinfettante per le mani che dovrà essere disponibile all’ingresso e nei corridoi durante la giornata scolastica. Il disinfettante verrà fornito dalla scuola, che dovrà provvedere anche all’acquisto di detersivi disinfettanti specifici per sanificare puntualmente i locali. Ma per le mascherine è da capire come provvedere all’acquisto. Chi provvederà a fornire le mascherine agli studenti in classe? E’ prevedibile che l’intera popolazione dovrà dotarsi di mascherine per i prossimi mesi ma stare per 5-6 ore in classe ogni giorno prevede un uso di protezioni costante . E la spesa potrebbe essere importante.

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