Opinioni

Parodi, cara Azzolina basta compiti a casa: sono pedagogicamente inutili!

Parodi, cara Azzolina: Basta compiti, sono inutili e danneggiano la didattica

Di Maurizio Parodi

Al Ministro dell’Istruzione Onorevole Lucia Azzolina,

la presente richiesta, allo scopo di illustrare le ragioni di cui il movimento che ho fondato si è fatto interprete, sostenuto dal Gruppo Facebook (quasi 15 mila adesioni ) promotore dell’omonima petizione (“Basta compiti!”), sottoscritta da oltre 34 mila cittadini , auspicando la disponibilità dei docenti, dei dirigenti e degli organi di gestione della scuola a valutarne i contenuti, senza pregiudizio, guardando al benessere e alla crescita culturale dei giovani loro affidati.

Cara Azzolina, valga l’esperienza estera

È appena il caso di ricordare che, soprattutto all’estero, vi sono consolidate e pregevoli esperienze di scuola senza compiti, gli esiti delle quali, in termini di capacità e competenze acquisite, sono tanto più significative considerato lo scarso profitto dimostrato dagli studenti italiani, nonostante siano oberati di compiti (in misura abnorme rispetto ai coetanei di altri Paesi), fin dai primi anni di scuola (valga per tutti il riferimento al recentissimo Rapporto OCSE).

La situazione si è aggravata al punto da configurare la patente violazione di un principio sancito dalla Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, all’art 31: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”

Molte scuole a tempo pieno

Basti dire che persino in molte scuole a tempo pieno, dopo 8 ore di immobilità forzata, relegati in aule più o meno anguste e sovraffollate, bambini di 6–10 anni sono costretti a svolgere compiti tutti i giorni o, quanto meno, nei week end e durante le vacanze.

A titolo di presentazione, indico le mie pubblicazioni più recenti: “Così impari. Per una scuola sena compiti” (Castelvecchi, 2008) e “Non ho parole. Analfabetismo funzionale e analfabetismo pedagogico” (Armando, 2008).

Confidando nella sollecita considerazione di un problema pedagogico e sociale, cognitivo e affettivo pressoché ignorato o sottovalutato, Le porgo i migliori auguri per il difficile “compito” al quale è chiamata.

 

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