Primo giorno di scuola: basta un quaderno nuovo
Primo giorno di scuola: basta un quaderno nuovo – di Alessandro D’Avenia, tratto da Profduepuntozero
All’inizio di un nuovo anno ciascuno potrebbe provare a rispondere a queste righe (o chiedere ai propri studenti di scrivere cosa ne pensano) che tanto lucidamente mettono nero su bianco il cancro che corrode la scuola. Non è questione di lavagne elettroniche ed effetti speciali. Ma di persone.
Non è questione di forma, ma di ri-forma mentis. Istruire ed educare sono stati forzosamente separati, con la pretesa che bastasse dire che erano due cose da separare, perché la realtà, mai prona alle balzane ideologie umane, si adeguasse; e Confucio, Socrate e Cristo venissero dimenticati.
Ogni uomo preposto a guidarne un altro, che lo voglia o no, lo educa. Se pretende solo di istruirlo, lo educherà lo stesso, all’irrealtà (noia, incertezza, paura…) come dimostra la lettera di questa ragazza e di molti altri, ridotti a oggetti del sapere, teste da riempire e addestrate, non soggetti protagonisti del conoscere, nella ricerca comune di sé e della verità.
Primo giorno di scuola
Non si può non educare se si sta nella stessa aula per 5 ore al giorno. Se volessimo solo istruire dovremmo accontentarci delle lezioni registrate. Se stiamo nello stesso luogo per 5 ore, che lo vogliamo no, educhiamo. Educare è introdurre alla realtà e solo chi entra in contatto con la realtà entra in contatto con se stesso. Noi professori, talvolta grandi nemici del “virtuale”, spesso ci accontentiamo di un insegnamento virtuale, ripetendo le stesse cose da anni, come se avessimo davanti una telecamera e non volti diversi di anno in anno, di giorno in giorno.
Propongo allora di comprare (io per primo) un bel quaderno e dedicare due pagine ad ogni alunno: punti di forza, punti deboli, sogni, passioni, ambizioni, situazione familiare, consigli dei genitori. Pagine frutto di osservazione e colloqui personali e periodici, con il ragazzo e con i genitori.
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