L’importanza di essere bidello: un ruolo spesso sottovalutato
Una dirigente ha inviato una lettera a Giangiacomo Schiavi che, sulle pagine online del Corriere della Sera ha così risposto.
Caro Schiavi,
colgo spunto da una domanda di Beppe Severgnini in tv sul tema in oggetto: «Dove sono oggi i bidelli»? E io aggiungo, chi sono oggi i bidelli? Quale ruolo rivestono? Quali responsabilità hanno? Quale formazione è per loro prevista? In base a quali indicatori vengono selezionati? Come preside di istituti superiori di Milano ho sempre assegnato a questa categoria un’importanza fondamentale nei loro rapporti con i ragazzi, con gli insegnanti, con le famiglie e con il capo di istituto.
Il loro ruolo può essere determinante per aiutare i giovani: nell’ascolto, nell’osservazione e nella mediazione con docenti, famiglie e capo di istituto, ma anche con i compagni, di problematiche che solo loro arrivano a conoscere per il ruolo non giudicante che rivestono e per la complicità che con la loro semplicità sanno attivare. Tutto questo porta ad una considerazione: che questa categoria venga riconsiderata, che si investa nella loro preparazione anche psicologica, che venga loro attribuito e riconosciuto a pieno titolo il ruolo di «educatori».
Nelle scuole che ho diretto, ma anche dove, a suo tempo, ho insegnato, io lo ho fatto in totale autonomia , istituendo persino, da preside, liberi momenti di formazione opportuni, condotti dalla sottoscritta, cui, senza ritorno, con entusiasmo hanno partecipato ricevendone notevole gratificazione personale e di gruppo. I risultati ottenuti sono stati eccellenti, per tutte le parti in causa. Non è difficile, basta suonare la campana.
Gentile professoressa,
credo anch’io nel ruolo dei bidelli: una buona scuola ha bisogno di tutti nelle rispettive funzioni. Buoni insegnanti, buoni presidi, buoni alunni, buoni libri e buoni bidelli. Ma come in ogni azienda, c’è chi svolge con impegno e passione il proprio lavoro e chi lo considera solo una funzione da sbrigare: in questo caso si rende invisibile e se può, si imbosca. Ognuno di noi può raccontare una storia legata ai propri ricordi scolastici, però sul ruolo di educatori è meglio non generalizzare: la mia bidella e il mio bidello con la licenza elementare sapevano educare al rispetto e al dovere come e meglio di tanti laureati, ma in altri casi ho visto molti esercitarsi nell’arte di fare il meno possibile, disubbidendo anche al milanesissimo precetto offelee, fa el tò mestee. Prima che a qualcuno venga in mente di sostituire i bidelli con un robot, riconsideriamo la categoria con i suoi utili suggerimenti, io aggiungo solo che la persona fa il ruolo, e non viceversa.
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