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Abolizione della chiamata diretta: tutto fermo in Parlamento. Resiste l’ultimo pezzo della 107

Abolizione della chiamata diretta: tutto fermo in Parlamento. Resiste l’ultimo pezzo della 107

Incardinamento in commissione ma stallo politico. È questo, attualmente, lo status della Proposta di Legge sull’abolizione della chiamata diretta dei docenti e degli ambiti territoriali. La proposta legislativa del Movimento 5 stelle, che riscrive parte della cosiddetta “Buona Scuola” è fermo. Dopo un iter abbastanza travagliato in Senato (dove fu approvata dalla maggioranza che sorreggeva il Governo Conte 1, M5s e Lega), pare incontrare nuove difficoltà con la maggioranza giallo-rossa.

L’ITER

La scorsa settimana, con la relazione di Virginia Villani (M5s) la pdl è stata incardinata in commissione Istruzione a Montecitorio, come voluto dal presidente della commissione, Luigi Gallo (M5s). Il presidente ha ricordato ai colleghi l’esigenza di avviare l’esame in VII commissione sulla base dellinserimento della stessa proposta nel programma dei lavori dell’aula per il mese di marzo. Le opposizioni però, e anche buona parte della maggioranza attuale (Pd e Italia viva), si sono espresse contrariamente all’esame, chi nel merito e chi nel metodo.

IL DIBATTITO IN VII COMMISSIONE

In particolare, secondo Valentina Aprea. Il gruppo di Forza Italia è “contrario ad eliminare del tutto l’elemento di flessibilità introdotto nell’ordinamento con l’istituto della chiamata diretta dei docenti. Soprattutto se la chiamata riguarda i docenti non presenti nelle graduatorie e che possono quindi consentire un ampliamento dell’offerta formativa”. Mentre, al limite, sarebbe disponibile “a riflettere su una eventuale modifica del meccanismo vigente della chiamata diretta. Anche avuto riguardo all’eccessiva discrezionalità che ha caratterizzato la sua applicazione”. FI, inoltre, ha dichiarato di non essere favorevole, invece, all’abrogazione tout court della chiamata diretta, ritenendo che si tratti di uno strumento che valorizza l’autonomia delle istituzioni scolastiche”.

L’OPPOSIZIONE

Anche Italia viva, con l’ex sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, ha mostrato reticenze nel merito della pdl. Pur riservando l’intervento ad una occasione successiva. Secondo Iv, invece, c’è stato un problema di metodo nell’esame della proposta. In sede di ufficio di presidenza della VII commissione, infatti, era stato deciso che l’esame dei provvedimenti legislativi attinenti alla scuola fosse “sospeso in attesa di svolgere il confronto con la neo ministra Azzolina sulle linee programmatiche del Governo in materia di scuola, non potendo il Parlamento procedere nell’esame di provvedimenti senza conoscere la posizione del ministro di riferimento “.

IL PD

E anche Lucia Ciampi (Pd), sempre durante la discussione generale, ha dichiarato che “alcuni ambiti territoriali, in particolare quelli della Toscana, stanno già funzionando in modo efficiente”. A dimostrazione che “questo tipo di strumento è valido”. La Lega, invece, si è detta, con l’intervento di Rossana Sasso. “A favore dell’eliminazione della chiamata diretta dei docenti”. Come richiesto dai gruppi, dunque, per dirimere la questione relativa all’abrogazione dalla “Buona Scuola” di chiamata diretta e ambiti territoriali è indispensabile, giunti a questo punto, attendere l’audizione della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.  Avverrà a breve, e dalla cui posizione dipenderà l’arresto o il prosieguo della proposta di legge.

LA LEGGE

La pdl del M5s va ad abrogare due istituti scolastici introdotti nel 2015 dalla “Buona Scuola” introdotta dal Governo Renzi. Con il primo, l’istituto della chiamata diretta (reso inoperativo con un accordo tra Governo e sindacato in sede di contrattazione integrativa), al dirigente scolastico veniva data la possibilità di affidamento diretto di incarichi di docenza, sulla base delle “competenze” del professore. La chiamata diretta, però, benchè ‘scardinata’ in sede di contrattazione sindacale è ancora prevista a livello legislativo. Gli ambiti territoriali, invece, dopo la riforma renziana rappresentano il territorio di riferimento entro cui un docente può essere chiamato ad insegnare. In quanto egli assume la titolarità su ambito e non su scuola.

LA RELATRICE

Come ricordato dalla relatrice del provvedimento in commissione, Villani (M5s), a questo istituto “non si fa più riferimento. Per le procedure di reclutamento e di mobilità dei docenti, già dall’anno scolastico 2019/2020, per effetto di quanto disposto dalla legge di bilancio per il 2019”, che ha previsto il ritorno della titolarità su scuola per i nuovi docenti. La pdl M5s, dunque, punta al ritorno della titolarità su scuola per l’intera classe docente, anche per chi era stato – in precedenza – assunto su ambito territoriale.

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