Opinioni

“Non sopporto gli insegnanti dei miei figli”, docente risponde alla mamma delusa. La lettera è commovente

“Non sopporto gli insegnanti dei miei figli”, docente risponde alla mamma delusa. Riceviamo e pubblichiamo

Gentile Signora,

sono un’insegnante ed anche una madre. Leggere la sua pubblicazione è stata una conferma al mio pensiero. L’unica cosa che non condivido in ciò che ha scritto è che, fortunatamente, non siamo tutti così (riguardo poi i doppi lavori spero che vengano versate le dovute tasse).

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Confermo però che fin dalla scuola dell’infanzia e primaria ci sono insegnanti che a quanto pare preferiscono mettere in difficoltà, non solo i genitori ma soprattutto e purtroppo gli alunni, alcuni dei quali ne passano davvero di tutti i colori visto che la violenza psicologica, compresa l’indifferenza, fa danni anche senza il bisogno di tramutarsi in violenza fisica.

Insegnanti in difficoltà

In difficoltà si ritrovano anche alcuni (seppur forse pochi) colleghi che svolgono la loro professione con tutt’altro modo di relazionarsi perché, evidentemente, più che di trincerarsi hanno bisogno di aperture; più che dimostrarsi detentori del sapere e della verità assoluta (e inesistente?), e dell’applicare metodi e valutazioni “infallibili”, sanno invece mettersi in dubbio ed instillare dubbi per sviluppare il pensiero critico nei loro studenti per aiutarli a crescere in modo sano, per supportarli nel trovare la strada da soli, nel risolvere da soli.

Li conducono con dedizione e vero interesse, li sanno ascoltare, sanno gratificarli oppure fargli capire che possono ancora migliorare, sanno emozionarsi ed emozionare, sanno presentarsi con le loro imperfezioni, perché così si impara che nessuno è perfetto, ma che tutti siamo perfettibili e che chiunque può sbagliare e può pure chiedere scusa. Chiunque può cercare di comprendere l’altro anche provando a calarsi nel suo punto di vista.

Così si impara l’umiltà, così si insegna il rispetto che certo non può essere preteso se non siamo i primi a dimostrarlo. Il rispetto va conquistato, non imposto (sarebbe solo una falsa formalità) e di certo siamo noi educatori che abbiamo il dovere/piacere di andargli incontro, il dovere/piacere di credere in loro con tutta la nostra energia e con tutto il nostro cuore, malgrado le possibili difficoltà che talvolta sembrano sfinirci, ma poi proseguiamo e tentiamo ancora e ancora e ancora. Credo che gli studenti di qualsiasi grado di scuola sentano immediatamente la genuinità di alcuni aspetti fondamentali che ogni insegnante dovrebbe avere per instaurare un rapporto di fiducia e motivante.

Questi aspetti non dipendono certo dallo stipendio. Non si comprano. Gli alunni, fin dalla più tenera età, riescono a percepirli e riescono a comportarsi in modo differente a seconda del docente che hanno di fronte. Ci sono giorni in cui, infatti, di voler andare a scuola proprio non se ne parla ed altri in cui si è entusiasti o si temono solo alcune ore.

Nel periodo scuola media/superiore i problemi aumentano, perché direi che aumentano anche gli insegnanti di un certo tipo ed il periodo adolescenziale di certo non aiuta. Ci si lamenta poi dell’incremento della mortalità scolastica quando l’unico interesse di alcuni presidi/professori è fare in modo che avvenga dopo “il tal giorno” di marzo così la scuola se ne può lavare le mani, non essendo più considerata responsabile dell’abbandono. Il fatto è che questi ragazzi/e sono persone; persone che probabilmente rimarranno ai margini della società oppure dovranno, se potranno, andare a pagare scuole private per conseguire comunque un diploma (che quindi non era possibile conseguire nella scuola statale?!).

Credo che sia sempre utile un bell’esame di coscienza… saper mettersi in dubbio… e dubitare sulla qualità offerta (oggi così tanto ben infiocchettata). Per tanti è molto più semplice scagliare la prima pietra e lavarsene le mani.

Le porgo i miei saluti ed auguri ai suoi figli (come a tutti i giovani) per poter incontrare nella vita almeno un vero Maestro/a (sono preziose perle rare).

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