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Hikikomori: come aiutarli?

In Italia, come in altri paesi, del mondo tanti ragazzi e ragazze, tra i 15 e i 19 anni, si ritirano dalla vita sociale, si isolano. Si chiamano “hikikomori“, che è una parola giapponese. In particolare, in Italia più di 100.000 tra ragazzi e ragazze rinunciano a poco a poco alle relazioni con chi aveva fatto parte della loro vita, talvolta anche con i familiari. Si dedicano solo ad attività su internet.

Ci sono?
I ragazzi e le ragazze hikikomori passano gran parte del tempo nella loro stanza. Dormono di giorno e si dedicano alle loro attività di sera e di notte. Sono adolescenti o giovani che dipendono economicamente dai genitori. Con i familiari, spesso, non hanno relazioni e si fanno lasciare il cibo fuori dalla porta. Sono definiti anche gli “eremiti dei tempi moderni”, ma il loro disturbo non è ancora riconosciuto a livello scientifico.

Come aiutarli

I ragazzi e le ragazze hikikomori possono e devono essere aiutati attraverso la psicoterapia. Spesso, le terapie si svolgono a domicilio.

Ho tutto il tempo che vuoi

Sul tema degli hikikomori Francesco Falaschi ha realizzato un corto, disponibile dal 27 novembre su RaiPlay in occasione della quinta Giornata Nazionale sulle Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo, con Rai Pubblica Utilità. Racconta la storia tra un’educatrice, Sara (Cecilia Dazzi), e un adolescente, Matteo (Luigi Fedele), isolato dal mondo. Matteo ha deciso di non andare più a scuola e vivere recluso nella sua cameretta, seduto davanti al computer. Sara lo aiuta.

E la scuola?

La scuola, attraverso i docenti e tutti i suoi operatori, deve aiutare gli studenti. Può cogliere i loro primi segnali di disagio. E, collaborando con gli operatori sociali e con le famiglie, deve cercare di reinserirli nella vita scolastica attraverso attività mirate.

 

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