La storia: prima il silenzio…
L’incubo del bambino è cominciato quando aveva appena 7 anni. Tutto comincia nel 2012, quando Marco, che è affetto da emiparesi laterale, e ha difficoltà a camminare, passa in terza elementare. “Fino ad allora le cose in classe erano andate bene”, racconta il legale che ha assistito i genitori, Serena Iannetta. “Poi sono cominciate le violenze”. Per primi arrivano gli insulti, poi i primi lividi sulla schiena e sull’addome. I genitori, lì per lì, non gli danno peso. “Si sarà fatto male giocando”, tranquillizzano dalla scuola. Marco intanto subisce, in silenzio. Da scuola, nel frattempo, continuano a minimizzare.
…poi la denuncia alla scuola
La bomba esplode un paio di anni più tardi, quando il bambino viene ricoverato per la seconda volta in ospedale. Lo hanno picchiato di nuovo, ne è uscito con una frattura a un osso della mano: 40 giorni di prognosi, scatta il “codice rosa”. È a quel punto, quando i medici del pronto soccorso gli chiedono se a colpirlo siano stati i familiari, che il piccolo Marco si decide a dire la verità. Racconta tutto. Nonostante le richieste alla scuola, i problemi continuano. Al punto che una sera, a cena, Marco scoppia a piangere, afferra un coltello da cucina e se lo punta addosso, minacciando di farla finita. Da allora il bambino comincia un percorso di aiuto psicologico, e all’inizio della quinta cambia scuola. I genitori, intanto, denunciano l’istituto.
La sentenza
Cinque anni più tardi arriva la sentenza del tribunale civile di Firenze. La scuola dovrà risarcire 95 mila euro alla famiglia, per i danni morali e fisici arrecati a Marco e alla famiglia. “Una condanna importante – osserva l’avvocato Iannetta – perché per la prima volta il tribunale riconosce la ripetitività delle condotte: per questo si parla di bullismo, non di semplici lesioni a scuola”. Il ministero ha accettato la pronuncia, l’assicurazione della scuola invece ha già presentato ricorso in appello.
Seguici anche su http://www.scarpellino.com e http://www.persemprenews.it