Cronaca

Paritarie. Scontro nel governo: M5s e Leu non vogliono salvarle

Scontro nel governo sugli emendamenti al Decreto Scuola. Siamo alla resa dei conti. Il 14 maggio, la Commissione Cultura del Senato dovrebbe esprimersi sulle tante proposte di modifica già valutate dalle altre commissioni competenti. Gli argomenti trattati sono svariati e divisivi. Si va dalla richiesta di voto numerico almeno nella scuola primaria alla volontà trasversale di fare approvare un concorso per soli titoli, dalla volontà di dirimere i contenziosi in atto sui concorsi per dirigenti scolastici. Fino al finanziamento per le scuole paritarie che alla crisi di iscrizioni devono ora fare i conti con le mancate rette da parte delle famiglie per via della sospensione delle attività didattiche. Lo scontro nel governo sembra palese.

I favorevoli

Per evitare che almeno una scuola paritaria su tre sia costretta a chiudere, quasi tutti i partiti politici sono intervenuti a vario titolo per dare il loro sostegno. Dopo la Lega, Italia Viva e Forza Italia, pure il Partito Democratico ha speso parole di preoccupazione. Il Pd favorevole, l’M5s è quasi del tutto contrario alimentando lo scontro nel governo. Nel frattempo, la Lega ha anche presentato un disegno di legge per “l’istituzione di un fondo da 100 milioni per le scuole paritarie e la destinazione di una quota del 10Xmille al loro finanziamento”. Per Rampelli di Fdi, lo Stato deve salvare gli istituti. “Soprattutto quelli autorizzati ma non riconosciuti, che non hanno quindi altro sostegno se non quello delle rette pagate dalle famiglie”.

Ok dal Pd

Anna Ascani, sottosegretario all’istruzione e vice presidente Pd, è favorevole. Di qui lo scontro nel governo con gli M5s. “Nella fascia 0-6 anni se non ci fossero le scuole paritarie e i privati accreditati noi avremmo circa la metà dei bambini senza accesso ai servizi, queste realtà svolgono un servizio fondamentale”. Un primo sostegno del Governo è arrivato al decreto Crescita. Oltre al miliardo in due anni previsto per il rientro in sicurezza di alunni e personale, a settembre, ha inserito nella bozza un contributo complessivo di 65 milioni. Va a chi gestisce in via continuativa i servizi educativi (come gli asili nido) e alle istituzioni scolastiche dell’infanzia non statali, come sostegno economico per la riduzione o mancano versamento delle rette.

M5S dice no

In pratica, assieme a LeU, solo il M5S è contrario. Due forze, entrambe che sostengono l’esecutivo, ma alimentano lo scontro nel governo. Diversi politici del Movimento reputano prioritario il sostegno della scuola pubblica. Lasciando che la paritaria e privata si “arrangino” da soli. Se c’è scontro nel governo, c’è anche nell’M5s.  Non tutti i “grillini” si sono mostrati compatti contro gli aiuti alle scuole paritarie. Per la senatrice Tiziana Drago “in questo momento di emergenza covid-19” c’è il fondato “rischio che 300 mila saranno gli allievi che si riverseranno nella scuola statale”. La senatrice ha quindi deciso di rivedere la sua posizione. Dicendo di volere “sostenere la proposta depositata. Con la detrazione integrale della retta pagata dai genitori della scuola paritaria. Oggettivamente pagata due volte, con le tasse prima e la retta poi. Il rischio della chiusura di un terzo di questo comparto (complessivamente 12mila sedi scolastiche, 900 mila allievi, 160 mila dipendenti) costerebbe 2.4 miliardi di euro allo Stato. Con una reale difficoltà per la scuola statale di ripartire, già gravata dalle proprie classi pollaio”, ha concluso Drago. Scontro nel governo e scontro nell’M5s.

 

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