Paritarie, ad aprile nessuno ha pagato le rette: a rischio 160mila lavoratori. Governo studia fondo ad hoc
Paritarie, ad aprile nessuno ha pagato le rette: a rischio 160mila lavoratori. Governo studia fondo ad hoc
A settembre, se non ci saranno novità, quasi una paritaria su due chiuderà. Quello che si sta abbattendo su questo comparto dell’istruzione è un vero e proprio tsnunami. A marzo ha pagato il 30% delle famiglie, ad aprile nessuno, anche chi sta usufruendo della didattica a distanza. Il rischio a settembre è quello di avere il 50-60% degli asili chiusi. E quelli che resteranno in piedi saranno costretti a raddoppiare le rette.
Ma un extra-costo rischia di pagarlo anche lo Stato. Un’eventuale chiusura di massa delle scuole paritarie costerebbe alla collettività circa 5-6 miliardi di euro all’anno, considerando che, secondo l’Ocse, la spesa media complessiva per uno studente è in Italia di circa 6.500 euro all’anno.
Un tracollo per le casse statali. D’altronde ogni nove studenti che scelgono le scuole statali ce n’è uno che opta per le paritarie. E nel comparto dell’infanzia questo rapporto scende a due. Le scuole paritarie in Italia, sono 12.564 (contro le 40mila statali) e accolgono 866.805 studenti (a fronte dei 7,5 milioni iscritti al pubblico). La fetta principale, 524.031, sono nel segmento della scuola dell’infanzia (compresi asili e materne). Il settore impiega circa 160mila unità di personale alle dipendenze, tra docenti (90mila) e tecnici-amministrativi (70mila).
Cosa si può fare per fermare un vero e proprio terremoto sociale? Il Governo sta pensando di aiutare il mondo delle paritarie. A oggi allo studio ci sono due strumenti: un potenziamento delle detrazioni vigenti per ristorare i genitori con cifre maggiori. Oppure un fondo ad hoc, che dovrà avere una capienza di non meno di 100 milioni di euro, per aiutare le famiglie in difficoltà con i pagamenti. Su entrambi gli strumenti sono in corso approfondimenti dei tecnici del Mef. L’intervento dovrebbe confluire nel decreto atteso per fine aprile. Ma la crisi morde e il tempo stringe.
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