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Tracce di virus nelle acque reflue, gli esperti: quella potabile è sicura

Tracce di virus nelle acque reflue, gli esperti: quella potabile è sicura

Il coronavirus può finire anche nelle acque reflue. La scoperta che ha fatto Parigi nel week end non è la prima al mondo. Tanto che alcuni paesi stanno sperimentando il monitoraggio delle fognature per identificare i focolai dell’infezione. Pur essendo un virus soprattutto respiratorio, il microrganismo può anche finire nelle feci, già un paio di giorni prima della comparsa dei sintomi, e da lì nella rete fognaria.

Non è chiaro se si tratti di microbi vivi e capaci di contagiare o solo di frammenti e scarti, che vengono espulsi dall’organismo dopo aver perso la loro battaglia con il sistema immunitario. Sia il nostro Ministero della Salute che i Centers for Disease Control americani escludono che l’acqua del rubinetto possa essere pericolosa. Di fatto si esclude che l’acqua dei rubinetti possa essere contagiosa. Sia perché viene disinfettata a dovere, contro ogni tipo di virus e di batteri. Sia perché nell’acqua le tracce del virus sono talmente diluite da non poter raggiungere la dose necessaria al contagio.

Per quanto riguarda le fognature, invece, la capacità del coronavirus di sopravvivere nell’acqua alcuni giorni può essere addirittura sfruttata a nostro vantaggio. L’Australia ha sperimentato il “tampone” delle acque reflue prima nel Queensland. Ora estenderà il metodo a tutta la nazione. L’assenza di coronavirus nelle fognature potrà dare la “patente di immunità” a interi quartieri o città, agevolando l’allentamento delle misure di isolamento sociale. O al contrario potrà imporre dei nuovi lockdown prima ancora che in ospedale si presentino i primi ammalati.

 

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