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In volo verso il futuro: l’Alberghiero “Panzini” di Senigallia. Intervista al DS Alessandro Impoco

Alessandro Impoco: “Non distogliere mai lo sguardo dall'orizzonte: il successo formativo delle studentesse e degli studenti”

Sul curatissimo sito web dell’IIS “A. Panzini” di Senigallia  (qui per tutte le info: https://www.panzini-senigallia.edu.it/) campeggia l’immagine di un aeroplano sulla pista di decollo, metafora dello stesso Istituto.

Capitano e Pilota è un giovane Dirigente Scolastico, Alessandro Impoco, che si avvale di un equipaggio di docenti e non docenti di prim’ordine, tant’è vero che recentemente è assurto agli onori delle cronache regionali e nazionali per le sperimentazioni e innovazioni proposte nel suo Istituto.

I fortunati che si imbarcano vivono un’avventura formativa ed un viaggio esperienziale fuori dal comune e, di certo, non banale. Basta dare uno sguardo al virtual tour dove si viene accolti da una hostess che, a partire dal primo ambiente, – una vera e propria ricostruzione della hall di un aeroporto- ci introduce nei locali e nelle aree dedicate della Scuola.

Con i fondi del PNRR, e tanta voglia di svecchiare la didattica (e di divertirsi), Alessandro Impoco e il suo gruppo di docenti e collaboratori- una vera e propria rock band affiatata – si è messo in testa di ricreare, in omaggio alla didattica del fare, un vero e proprio aeroporto per simulare le esperienze lavorative del settore alberghiero e del made in Italy.

Non contento, sempre nello stesso Istituto, ha ricostruito un centro commerciale, un agenzia turistica, un tour operator ed un albergo, casomai non si fosse ancora capito che la scuola del futuro è quella che vive la realtà e abitua gradualmente gli alunni a padroneggiarla e a renderla significativa.

Le aule sono completamente destrutturate, con mappe e contenuti interattivi sulle pareti, la didattica diffusa si basa sulla pratica della simulazione e della gestione dei vari servizi.

Incuriositi da questo modello vincente di gestione delle risorse economiche ed umane e di innovazione didattica, abbiamo pensato di intervistare il Pilota e di farci raccontare un po’ del suo “diario di volo”.

Dirigente Impoco, si aspettava di diventare un modello di innovazione gestionale e didattica?

In questo momento non ci sentiamo un modello di innovazione ma al contempo siamo consapevoli che stiamo tentando, attraverso una vera e propria sperimentazione, di disegnare nuove traiettorie e nuove rotte suggerite dalla pedagogia moderna e dal Legislatore.

Utilizzando tutte le possibilità offerte dalla flessibilità e dall’autonomia abbiamo riorganizzato gli spazi, i tempi e i gruppi classe, lavorando ad una nuova predisposizione e a un nuovo utilizzo efficace degli ambienti di apprendimento. Inoltre, con una condivisa gestione dell’organico dell’autonomia, stiamo guardando con fiducia ai Decreti Ministeriali per scoprirne la reale fattibilità e le possibili realizzazioni.

Stiamo scoprendo i punti di forza dei modelli proposti dal Ministero con l’orientamento del triennio e abbiamo già adottato le stesse procedure anche per il primo biennio; conosciamo già i limiti del modello che presto ci verrà proposto e sappiamo già come diversificare la progettualità a breve, proprio in virtù del differente target di riferimento.

Insomma ci sentiamo come la Nina, la Pinta e la Santa Maria che sono salpate perché qualcuno ci ha convinto che ci può essere un nuovo mondo da scoprire e una nuova storia tutta da scrivere.

“Tutti possono riuscire a sviluppare un modello che vede nel gioco di squadra la nuova frontiera della didattica”

A proposito di “modelli didattici”, a quali si ispirano quelli proposti dal Suo Istituto? Ritiene che siano proponibili anche in altre situazioni socio-territoriali?

Il modello è quello delineato nei diversi Decreti Legislativi e Ministeriali o dalla pedagogia moderna; a noi rimane il solo compito di fare prove per tentativi, quest’ultime proprie della ricerca sperimentale. Nel Dlgs 61/2017 art 1 c’è scritto infatti così :

Le istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione professionale sono scuole territoriali dell’innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione ed innovazione didattica” (c.2).

Il modello didattico e’ improntato al principio della personalizzazione educativa volta a consentire ad ogni studentessa e ad ogni studente di rafforzare e innalzare le proprie competenze per l’apprendimento permanente a partire dalle competenze chiave di cittadinanza, nonche’ di orientare il progetto di vita e di lavoro della studentessa e dello studente, anche per migliori prospettive di occupabilita’. Il modello didattico aggrega le discipline negli assi culturali di cui al decreto adottato in attuazione dell’articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296; il medesimo modello fa riferimento a metodologie di apprendimento di tipo induttivo ed e’ organizzato per unita’ di apprendimento” (c.3).

“Il sistema dell’istruzione professionale ha la finalita’ di formare la studentessa e lo studente ad arti, mestieri e professioni strategici per l’economia del Paese per un saper fare di qualita’ comunemente denominato «Made in Italy», nonche’ di garantire che le competenze acquisite nei percorsi di istruzione professionale consentano una facile transizione nel mondo del lavoro e delle professioni” (c.4).

E allora eccoci qui, che abbiamo preso le prime parole del PNSD (quei famosi corridoi che dovevano diventare ambienti funzionali) e il Decreto orientamento DM 63/2023 (con i suoi tutor professionalizzanti e l’attenzione ai profili in uscita), oppure l’idea geniale e il coraggio del Dada di Lidia Cangemi e Ottavio Fattorini adattato al nostro contesto, ancora la didattica per competenze, e le ultimissime linee guida dello Stem… insomma siamo andati soltanto di copia, incolla e adatta, senz’altro coraggiosi, ma forti di quel predetto articolo 1 che ci concede proprio di poter tentare sempre la strada di quell'”imparare facendo”.

Pertanto tutti se vogliono possono riuscire a sviluppare un modello che vede nel gioco di squadra la nuova frontiera della didattica. Basta avere motivazione, rispetto e prospettiva.

“Quando ti danno qualcosa che prima non avevi è sempre un’ opportunità”

Parliamo del PNRR. E’ indubbio che Lei ha saputo utilizzare al meglio i fondi ottenuti. Tuttavia, quali criticità o difficoltà ha dovuto affrontare e come è riuscito a superarle?

Preliminarmente quando ti danno qualcosa che prima non avevi, sicuramente è sempre meglio parlare in primis di opportunità.

Sicuramente possiamo dire che abbiamo avuto l’opportunità di poter esercitare con il massimo impegno e la massima intensità la nostra competenza estremamente evoluta di problem solving visto che siamo Scuola di turismo enogastronomia e ospitalità alberghiera.

Mettere in piedi, infatti, il tutto in pochi mesi è stata una vera e propria lotta contro il tempo, con le preoccupazioni più grandi che sono sempre le stesse: la rendicontazione,  poter pagare i saldi delle fatture, lo spauracchio di sbagliare procedure e restare dentro le regole dei Fondi, superare gli ostacoli che talvolta possono celarsi dietro la lettura distorta del concetto di burocrazia.

Grazie al cielo, il nuovo Codice contratti – il Dlgs 36/2023 – anch’esso ci ha allungato la mano e ci ha dato le rassicurazioni di cui avevamo il bisogno.

Il Codice infatti esordisce all’ articolo 1 e 2 con i principi di Risultato e di Fiducia (tanto apprezzati dagli addetti ai lavori) e ci ha fornito così gli strumenti principali di cui avevamo più bisogno per intervenire immediatamente senza paure: ora e adesso!!

Ci sembra che la destrutturazione degli spazi della didattica proposta nel Suo istituto sia innovativa ed efficace. Possiamo parlare, quindi, di una risposta italiana al cosiddetto “modello  finlandese”?

Per citare le parole di uno dei miei più stimati collaboratori, ogni volta che esce una linea guida o una qualsiasi altra norma condita di pedagogia (che di fatto non fa altro che richiamare i principi e le Raccomandazioni del Parlamento Europeo e della Commissione), si sente abitualmente dire  “ma queste sono cose trite e ritrite che ormai ci propongono a ripetizione“.

Dunque da queste parole io non leggo che c’è un modello diverso da un altro, ma rilevo soltanto la circostanza che gruppi territoriali più o meno motivati mettono in pratica principi e idee positive rispetto ad altri che magari sono maggiormente ancorati a paradigmi differenti.

Magari grazie alla nostra storia millenaria facciamo solo più fatica ad abbracciare il cambiamento delle esigenze della nuova utenza. Bisogna anche accettare che possa esserci una visione differente da chi crede che il modello fino ad oggi adottato in Italia sia comunque quello vincente e non necessita di cambiamenti.

In ogni caso io credo che la risposta tutta italiana c’è stata, e lo dimostrano gli infiniti finanziamenti che stanno arrivando nella scuola. Infrastrutture, hardware e arredi prima e tante attività per la formazione nell’immediato prossimo.

A questo punto spetta soltanto alle Istituzioni Scolastiche autonome rimboccarsi le maniche e attraverso  quel complesso compromesso storico tra tutte le anime che caratterizzano la scuola di oggi, realizzare quella camicia su misura che merita ciascuno studente.

“Non distogliere mai lo sguardo dall’orizzonte: il successo formativo delle studentesse e degli studenti”

Alunni, famiglie e Scuola: mondi a volte in contrapposizione, anche leggendo le cronache recenti. Come racconta il Suo Istituto agli Stakeholders?

Magari fossero soltanto tre i mondi in contrapposizione. Purtroppo o per fortuna la diversità di opinioni è veramente variegata, soprattutto sul web, quindi dovremmo aprire un focus su ogni sottocategoria e su ogni aspettativa per rispondere a questa domanda. Però questo non toglie che rimane compito primario delle Istituzioni e di chi ci guida in questo momento, tenere la barra dritta e portare le caravelle a destinazione. Una sola lingua e un’unica America dobbiamo tutti raggiungere.

L’importante è non distogliere mai lo sguardo dall’orizzonte: il successo formativo delle studentesse e degli studenti. Ovviamente c’è bisogno di visione e una leadership che tenda ad orientare tutti gli operatori sulla giusta strada da seguire.

Insomma qualcuno deve pur sempre guidare. Io sono, in ogni caso, dell’avviso che lo sviluppo della società passa sempre attraverso due stadi, uno di evoluzione/cambiamento e l’altro di standardizzazione/interiorizzazione. A ciascuno la scelta libera di poter scegliere di cosa abbiamo bisogno oggi e poi lasciamo al compromesso l’eterna rivalità tra evoluzione e adattamento propria dell’origine della vita.

Con riferimento diretto agli Stakeholders, data la natura degli Istituti professionali e tecnici, è arrivato il momento di pensare ad una trasformazione ancora più coraggiosa. Famiglia, impresa e territorio devono diventare protagonisti attivi con posizione di rilievo all’interno della scuola. Provocatoriamente butto lì un paio di proposte 1. Ritengo che il Presidente del Consiglio d’istituto possa essere una carica stipendiata come avviene per il Sindaco della città; 2. si potrebbe pensare ad un’ istituzione scolastica fatta di assessorati e aziende partecipate protagoniste oppure  potremmo anche aprire formalmente alle lobby- come avviene in Europa.

La partecipazione attiva della cittadinanza nell’organizzazione democratica e sociale della scuola sarà nel prossimo futuro il perno del nuovo mondo. La scuola sarà presto il nuovo parco pubblico, il cortile o il muretto dei più nostalgici oppure il centro commerciale della cultura da frequentare di sabato e domenica quando fuori è brutto tempo.

Noi stiamo lavorando a questo. Infatti già ad oggi il “Panzini” è una vera e propria Smart city e se fosse veramente sentita utilizzabile come centro di socialità e di sviluppo di mercati non oso immaginare dove potremmo arrivare con la squadra fortissima che mi trovo ad allenare.

 “L’esempio paga sempre, e se sei il primo che lavora, suda e si sporca le mani, avrai sempre la stima e il rispetto di chiunque”

Le dinamiche relazionali con il personale scolastico (docenti e non docenti) possono risultare complesse nella gestione di un Istituto esteso come il Suo. A quale modello relazionale-comunicativo si è ispirato?

Ovviamente la complessità è tanta, ma con la giusta motivazione e condivisione delle scelte si raggiungono ottimi risultati.

Con le regole attuali,  la suddivisione dei compiti e la responsabilizzazione delle varie figure di sistema credo si possa raggiungere qualsiasi obiettivo.

Un passaggio di rilievo è avvenuto con la legge 107/2010  dove il Dirigente Scolastico ha assunto una connotazione molto precisa.

Il DS deve orientare il Collegio e assurgere a capitano di una caravella pronta a nuove scoperte. Non tutti amano l’idea di un capitano nella scuola questo è certo, ma comunque per muoversi dal posto qualcuno deve pur guidare; e poi sarà comunque compito e responsabilità del capitano rispettare tutti i compagni di viaggio e dare anche voce alle minoranze che di volta in volta verranno per forza di cose a crearsi. In ogni caso dare l’esempio è una moneta che paga sempre, e se sei il primo che lavora, suda e si sporca le mani, avrai sempre la stima e il rispetto di chiunque troverai sul tuo cammino.

Il Suo curriculum presenta un ampio background di studi dell’area psicopedagogica e, più in generale, dell’area della formazione. Quanto ha influito nel suo stile di dirigenza e nella mission dell’ Istituto da Lei diretto?

La pedagogia è tutto. L’area che respiriamo, gli amici che abbiamo e le persone con cui parliamo. Sicuramente c’è un libro che mi piace citare e che descrive perfettamente questa incredibile esperienza che stiamo vivendo al “Panzini”: il Poema pedagogico di A. S. Makarenko; capitolo per capitolo e paragrafo per paragrafo questo testo racconta la nostra straordinaria storia. I chiodi, lo scoppio le bandiere i covoni, è la storia che con le nostre caratteristiche e i nostri nomi si ripete.

L’aeroporto è una metafora del partire, dell’ “andare verso”. Quali altre mete intende raggiungere?

A questo punto più che “andare verso” mi piace pensare alle parole “andare con“… Questo viaggio incredibile lo

stiamo facendo, infatti, insieme ad Enrica, Elena, Silvia, Sabina, Anita,  Rosalba,  Michela,  Elisabetta,  Massimo,

Paolo, Marcella, Carmen, Francesca, Mery, Giuseppina, Federica, Roberta, Roberto, Patrizia, Gianluca, Susanna,

Daniela,  Cecilia, Angela, Donatella, Beatrice,  Luca, Anna, Paola, Ramona, Gianna, Simone, Lorena, Mara, Marina,

Antonella, Patrizia, Alessandro, Sonia, Lucia, Anna, Filippo, Carla, Paola, Paolo, Franco, Marco, Andrea, Melissa,

Cristiano, Romolo, Paola, Giancarlo, Annamaria, Monica, Lorenza, Jean Claude, Ombretta, Martina, Jessica,

Emanuela, Sara, Claudia, Giacomo, Marzia, Giuseppe, Nicola, Marilla, Maria, e gli altri e le altre che non posso

nominare tutti perchè siamo oltre 200! Dunque il progetto è …andare con loro verso l’infinito e oltre…perché …

l’obiettivo non è la meta ma il viaggio.. anche perché …da soli si va più veloce ma insieme si va più lontano… Viva

le citazioni, Viva la musica, Viva la fantasia e soprattutto la Scuola.

“Thunderstruck” degli AC/DC e “Penso positivo” di Jovanotti sono le “mie” canzoni, quelle che tutti i giorni mi danno

la carica”

Dirigente, per concludere con leggerezza, ci racconti un episodio della Sua carriera per Lei significativo.

Anche qui, più che un episodio non posso che ricordare le persone significative che mi hanno insegnato, dopo i

miei genitori e la mia famiglia, a stare con gli altri. Oggi posso dire che sono stato seduto sulle spalle di giganti

che mi hanno mostrato come si dirigono realtà complesse come quella della scuola, dei centri di ricerca e

sperimentazione o delle multinazionali. Alla fine la “Panzini Smart City” non è altro che tutto questo messo

insieme.

Dico, dunque, grazie ai Professori Guido Benvenuto, Piero Lucisano e Nicola Siciliani de Cumis dell’Università “La

Sapienza” di Roma, che mi hanno illuminato sul sentiero della pedagogia, alla Dottoressa Daniela Pieri della

società Cles srl, alla Dott.ssa Lucia Napolitano e al Dott. Massimo Gentile di Ernst Young spa, e al Dott. Stefano

Caiello di Cogea srl, che mi hanno mostrato il mondo della ricerca, della sperimentazione, della consulenza e

delle grandi organizzazioni complesse.

Ancora dico grazie alla mia storica “Preside” Prof.ssa Carla Parolari che mi ha fatto toccare con mano il volante di

uno dei più importanti Istituti “Alberghieri” di Italia, ma soprattutto alla Dottoressa Annamaria Leuzzi e a tutta la

sua squadra Maria, Teresa, Attilio, Giuseppe, Loredana, e tutti gli altri che… mi accolsero bambino a soli 23 anni

nella fantastica famiglia del PON scuola – 3 piano Fondi strutturali – dove ho avuto una stanza tutta mia per oltre

dieci anni. Grazie ai loro insegnamenti sono poi diventato la persona e il Dirigente scolastico che sono.

Voglio comunque rispondere alla domanda e non essere evasivo. Poco prima di fare l’orale del Concorso a

Milano (dunque pochissimi minuti prima di diventare Dirigente scolastico), per terrore, tremore e training

autogeno, mi sono messo nelle cuffiette “Thunderstruck” degli AC/DC per darmi la carica, e questa canzone,

insieme a “Bella”, “Ragazzo fortunato” e “Penso positivo” di Jovanotti insieme ancora ad “Orzowei” degli Oliver

Onions e tante altre similari, sono le “mie” canzoni, quelle che ascolto tutti i giorni per darmi e gridare la “carica”.

Vincenzo Scarpellino

Gates Istituto Panzini Senigallia
Gates Istituto Panzini Senigallia: clicca sull’immagine per entrare….

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