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Riapertura scuole, Zaia: “E se rinviassimo a febbraio?”

Così come il governatore della Campania Vincenzo De Luca, anche quello del Veneto interviene sulla questione ritorno a scuola dopo le feste. Così Zaia: “Tifiamo tutti per la ripartenza” della scuola “il 10 gennaio, ma se ce lo consigliassero gli scienziati, non sarebbe una tragedia rinviare all’inizio di febbraio”. Queste le parole del presidente del Veneto  in un’intervista al ‘Corriere della sera’.

Le dichiarazioni di Zaia

“Lo dico subito e con chiarezza: nessuno aspira a tenere chiuse le scuole. Sarebbe una sconfitta per tutti, per ragioni ideali e pratiche, perché conosciamo bene le difficoltà che vivono le famiglie con ragazzi e bambini a casa. Ma ci vuole l’onestà intellettuale di avvisare i cittadini. Se i dati epidemiologici dovessero peggiorare, l’ipotesi dello slittamento della data del ritorno in classe è sul tavolo e si valuterà con attenzione dalle autorità scientifiche”. Così sottolinea Zaia ricordando che il Veneto fece questa scelta l’anno scorso. Scelta che si rivelò “giusta”: “Eravamo in zona rossa, sull’orlo del precipizio, e facemmo un passo indietro”.

 La richiesta al Governo

Zaia chiede al Governo di “valutare l’introduzione dell’automonitoraggio a scuola, a partire dal primo giorno di rientro e fino alla fine dell’emergenza, come già fanno Israele e Gran Bretagna”. Si realizzerebbe “consegnando a tutti gli studenti, una o due volte alla settimana, un kit per il test fai da te, da eseguire in classe con compagni e insegnanti, sempre su base volontaria. Sappiamo che i sintomi di Omicron compaiono nell’arco di 5 giorni: in questo modo riusciremmo ad intercettare i positivi prima che il contagio dilaghi”. Quanto all’età, Zaia lascia sia il Cts nazionale a stabilirlo. “I fai da te – aggiunge – sono ormai entrati nella quotidianità di milioni di italiani, li consiglia anche l’Ecdc, autorità riconosciuta da tutti gli Stati, e sono l’unico modo per eseguire uno screening di massa alla ripresa delle lezioni”. E una volta trovato un positivo che si fa? “Crediamo che soprattutto alle superiori, dove il tasso di vaccinati è molto alto, sia possibile immaginare nuovi modelli di coesistenza tra gli studenti facendo leva sull’immunità di gregge. Non posso dire di più, è un’ipotesi che stiamo studiando e andrà condivisa con le altre Regioni”, conclude.

 

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