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Mascherine di Stato, “tante e inutilizzabili”: la lamentela dei ds

Sono tante, troppe. E definite “inutilizzabili”. Si tratta delle mascherine di Stato. Così Amanda Ferrario, dirigente dell’istituto Tosi di Busto Arsizio, una delle scuole statali italiane considerate d’eccellenza: “Scrivo ogni giorno a Figliuolo perché mandi qualcuno a riprenderle. Si fermi questo spreco di denaro. E lo si usi magari per quei bambini che nemmeno hanno i soldi per venire in mensa o acquistare i libri alla secondaria”.

La lamentela della ds: le mascherine

“Non sappiamo più dove metterle. Solo dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo oltre 50mila mascherine di Stato accumulate negli scantinati, nei magazzini, in ogni angolo. Finalmente non me ne manderanno più, ma ora scriverò una mail ogni giorno a Figliuolo perché venga a ritirare i pacchi che abbiamo qui dall’anno scorso”. A parlare è dunque Amanda Ferrario, dirigente scolastica del Tosi di Busto Arsizio, 2500 alunni. Che non è riuscita a frenare l’ondata di mascherine che dallo scorso anno hanno invaso le scuole: al Tosi ne arrivano diecimila a settimana. “Inizialmente hanno inviato quelle chirurgiche che venivano indossate dai ragazzi. Ma ad un certo punto, lo scorso anno, sono stati distribuiti dei dispositivi scomodi, per nulla performanti, con elastici che si rompono facilmente. I ragazzi non le hanno più volute. Noi le distribuivamo ma restavano sui tavoli”.

La richiesta al commissario

Stiamo parlando di quelle mascherine definite dagli studenti “pannolini” o “mutanda”: un appalto di undici milioni di dispositivi firmato dal commissario per l’emergenza straordinaria Domenico Arcuri. Arrivato il generale Francesco Figliuolo a marzo dello scorso anno, nulla è cambiato. “Io stessa le ho provate. Sono decisamente fastidiose. Anche quelle con l’elastico che si può mettere dietro la nuca sono pessime e si rompono subito. Come pubblico ufficiale – spiega la preside – continuo a distribuirle ma i ragazzi non le vogliono e li capisco”. A luglio, Amanda Ferrario, prende carta, penna e scrive una mail alla struttura commissariale ma non riceve alcuna risposta. Nei giorni scorsi riprova con la pec: “Quotidianamente da oltre un anno riceviamo mascherine inadatte all’uso, strette, fatte con materiali scadenti, con lacci dietro la testa che nessuno vuole indossare. Lo spreco di denaro pubblico e lo spazio destinato agli imballaggi mi spingono a chiedervi, nell’ordine: di sospendere l’invio di mascherine scadenti e inutilizzate e di provvedere al ritiro dei bancali interi di mascherine consegnate perché ingombrano ogni spazio disponibile e sono di intralcio alle normali attività didattiche nonché pericolose per la sicurezza degli ambienti”.

La risposta

Tempo due giorni e la struttura commissariale risponde annunciando l’accoglimento della richiesta: la distribuzione sarà sospesa. “Peccato – spiega a ilfattoquotidiano.it la dirigente del Tosi – che non mi abbiano detto se verranno a ritirarle. A questo punto scriverò ogni giorno una pec al commissario. Come pubblico ufficiale non me la sento, dal punto di vista etico, di buttare dei soldi pubblici ma non posso nemmeno tenere nella scuola tutti questi scatoloni. Se li riprendano e decidano loro cosa farsene”.

 

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