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Bianchi: “Il vincolo rimane triennale per garantire continuità didattica”. Svaniscono le speranze di molti

Quello del vincolo quinquennale è un argomento che già dal 2018, anno in cui la legge di bilancio lo ha introdotto nel mondo della scuola, scalda gli animi di tutti i docenti interessati e non solo.

Moltissime sono state le proteste degli insegnanti e altrettante le richieste da parte dei sindacati, rivolte al Ministero, affinché si intervenisse per modificare o, ancora meglio, cancellare la norma.

Solo con il recente Decreto Sostegni-bis, che dovrà essere convertito in legge entro il 24 luglio, il Ministero dell’Istruzione ha scelto di apportare modifiche al testo originario e ridurre il vincolo di permanenza dei docenti neoassunti da cinque a tre anni.

Recentemente la deputata del Partito Democratico Lia Quartapelle ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro Bianchi per approfondire ulteriormente questo argomento.

Più precisamente Quartapelle ha chiesto al Ministro se “intenda adottare iniziative normative per rivedere il vincolo quinquennale imposto a queste categorie di docenti e personale scolastico, riducendolo o, qualora fosse possibile, eliminandolo, così da consentire un sano svolgimento della vita familiare.”

Il Ministro dell’Istruzione ha risposto illustrando anzitutto le modifiche che sono state apportate a tale vincolo con il passare degli anni.

“Il vincolo quinquennale è stato introdotto, inizialmente, con la legge di bilancio n. 145 del 2018, solo per il personale docente delle secondarie assunto a seguito del concorso straordinario del 2018.

In seguito, è stato esteso, dalla legge n. 159 del 2019, di conversione del decreto-legge n. 126 del 2019, a tutti i docenti a prescindere dalla modalità di reclutamento, immessi in ruolo nell’anno scolastico 2020-2021, parificando così per i docenti neoassunti gli anni di permanenza in servizio nella stessa sede a quanto previsto per la generalità dei dipendenti pubblici all’articolo 35, comma 5-bis del T.U. in materia di pubblico impiego.”

Successivamente Bianchi ha spiegato come il suo impegno a modificare quanto imposto dal vincolo quinquennale sia volto a garantire continuità didattica almeno per 3 anni.

“Ciò posto, la necessità da lei rappresentata trova una prima risposta con il recente decreto cosiddetto «Sostegni bis» che, intervenendo sull’articolo 399 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 e sull’articolo 13 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59 riduce il vincolo di permanenza dei docenti neoassunti sulla sede di prima assegnazione da cinque a tre anni.

Inoltre, il decreto sopra richiamato prevede che nel corso della carriera lavorativa del docente, lo stesso possa presentare domanda di mobilità non prima di tre anni rispetto al trasferimento precedente, qualora questo sia avvenuto all’interno di una sede della provincia richiesta.  Tale ultima disposizione si applicherà a decorrere dalla mobilità relativa all’anno scolastico 2022/2023 per non incidere sulle procedure in corso.

Onorevole, la scelta di ridurre – ma non di eliminare – il vincolo da quinquennale a triennale risponde all’esigenza di garantire adeguata stabilità agli organici così da migliorare la continuità didattica attraverso una corrispondente programmazione educativo-didattica.”

La risposta del Ministro potrebbe lasciare senza speranza coloro che ancora speravano in una ulteriore modifica al vincolo: la scelta di Bianchi è chiaramente più sbilanciata a favore degli studenti, ai quali va garantita continuità, che ai docenti che vorrebbero voler vivere il lavoro non per forza lontano da casa.

 

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