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Bullismo a scuola, Miur risarcisce uno studente

Bimbo picchiato nel bagno della scuola, sarà risarcito dal Miur

Bullismo nelle scuole: un tema ancora di triste attualità. Una sentenza del tribunale di Potenza pone l’attenzione sui contraccolpi psicologici ed emotivi per i più piccoli aggrediti a scuola e sulle responsabilità di adulti e istituzioni. Quanto è importate sentirsi davvero sicuri a scuola per alunni e genitori? E che responsabilità hanno a questo punto istituzioni e insegnanti?

Il fatto

Ecco l’episodio di bullismo: la mattina del 20 febbraio 2008 un bambino di 10 anni è andato in bagno durante la ricreazione. Un coetaneo di un’altra classe lo ha preso a botte all’interno della toilette, non vigilata dalla maestre e nemmeno dalle bidelle. Nessuno si è accorto che non era in classe alla ripresa delle lezioni. Altri bambini  sono entrati in bagno, hanno trovato il compagno sanguinante e hanno avvisato il personale. Così, 45 minuti dopo la fine dell’intervallo, una maestra è finalmente andata a vedere. Poi lo stesso aggressore ha “confessato” .

Il Miur risarcisce

il  Miur dovrà pagare per questo episodio di bullismo (salvo appello e ribaltamento della decisione). La sentenza ha così stabilito: 6.697,25 euro di ristoro per idanni patrimoniali e non patrimoniali (più la rivalutazione monetaria e gli interessi), altri 3.224,54 per il compenso anticipato al medico legale scelto come consulente e per altre voci di base (ad esempio il contributo alla Cassa avvocati) e 1.000 euro extra. Per giurisprudenza unanime e consolidata – è scritto nella sentenza – per le azioni di responsabilità derivanti dalle condotte di alunni e di insegnanti il soggetto cui far riferimento è unicamente il ministero e non sono i circoli didattici o i singoli istituti. L’ordinamento conferisce loro autonomia gestionale e amministrativa, però non li priva della qualità di organi dello Stato.

Le motivazioni

“È di tutta evidenza – si legge nel provvedimento del tribunale – che la responsabilità debba essere ascritta esclusivamente a colpa dell’amministrazione scolastica: non ha dimostrato che è stata esercitata la sorveglianza sugli allievi con una diligenza idonea a impedire il fatto. E ciò per la semplice ed evidente ragione che nessuno dei preposti (insegnanti e/o personale non docente) ha saputo riferire dell’accaduto. È pacifico che l’alunno sia stato autorizzato a recarsi da solo nei bagni senza che l’insegnante provvedesse ad accompagnarlo né si premurasse di verificare che il minore entrasse nella sfera di vigilanza di altri (bidelli o colleghi)”. Stavolta sarà dunque il Miur a pagare i danni per il bullismo, almeno quelli materiali. Per quelli psicologici non bastano soldi.

 

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