Opinioni

Lavorare per gruppi: una didattica alternativa o complementare alla lezione frontale. Ecco come

di Vincenzo Scarpellino, pedagogista e formatore

Lavorare con i gruppi e per gruppi significa proporre una didattica alternativa o complementare alla cosiddetta “lezione frontale” ed è un’ attività che può produrre diversi risultati positivi non solo in termini di apprendimento.

Le attese riposte in una simile pratica, tuttavia, possono essere frustrate da variabili non sempre tenute nel debito conto, particolarmente quando:

  • l’approccio al gruppo è nella fase iniziale;
  • il gruppo è strutturato da breve tempo;
  • una classe o un insieme di ragazzi non ha mai lavorato (o lavorato poco) in gruppo;
  • all’interno della classe o sezione non si registra un ideale scambio relazionale.

Il successo di un gruppo in termini di conseguimento di obbiettivi prefissati è dato soprattutto dal senso di appartenenza e dal grado di affiatamento tra i diversi componenti del gruppo stesso.

E’ evidente che il senso di appartenenza, l’affiatamento, la disponibilità alla cooperazione chiamano in causa dinamiche emotivo-affettive che l’insegnante (o il formatore) deve comprendere, sviluppare e, per quanto possibile, regolare.

La promozione di un atteggiamento di ascolto e di rispetto dell’altro e la mediazione dei conflitti permette, infatti, l’emergere delle abilità e delle competenze di ognuno che poste al servizio del gruppo, conducono al conseguimento del risultato o, quanto meno, alla piena  realizzazione delle fasi dell’attività proposta.

Semplificando, possiamo dire che quanto più un componente “sente” e condivide l’appartenenza al gruppo, tanto più il gruppo sarà in grado di operare efficacemente.

La dinamica di un gruppo, in genere, è la seguente:

  1. chiusura, quando tra i partecipanti non vi è conoscenza reciproca;
  2. apertura, quando progressivamente ci si apre all’altro e si desidera conoscerlo;
  3. fiducia, quando il clima inizia ad essere disteso ed “amichevole”;
  4. convinzione e condivisione, quando vi è una generale concordanza sull’obbiettivo da raggiungere e sulle modalità per farlo;
  5. conseguimento del risultato.

Ma come sviluppare il senso di appartenenza al gruppo? Come promuovere la conoscenza e la relazione reciproca?

Un mezzo, spesso sottovalutato, è proprio il gioco. Le attività ludiche, infatti, costituiscono uno degli strumenti privilegiati per creare un clima favorevole alla “costruzione” e alla “manutenzione” dei gruppi.

I giochi/attività possono essere proposti sia nella fase di conoscenza dei componenti del gruppo, sia come occasione per ampliare le loro dinamiche relazionali ed accrescere in questo modo il livello di coesione e motivazione.

Tra i giochi per conoscersi, “La finestra” è uno di quelli più divertenti da proporre:

si dispongono i partecipanti in due gruppi divisi da un telo tenuto da due persone, i partecipanti devono stare seduti in maniera tale da non poter vedere l’altro gruppo. I due gruppi scelgono uno di loro da porre di fronte al telo. Quando il telo va giù il giocatore deve dire il nome di chi gli sta di fronte prima che lo faccia l’avversario. Chi perde passa dalla parte dell’avversario.

Mentre il classico “Posti a sedere” energizza e diverte il gruppo:

tutti girano attorno ad un cerchio di sedie che sono in numero inferiore di uno rispetto al numero dei partecipanti. L’insegnante (o l’animatore) deciderà man mano la velocità e la direzione con cui tutti devono girare attorno al cerchio. Ad un segnale prestabilito dell’insegnante tutti devono sedersi: chi rimane senza sedia viene liberato ed il gioco prosegue eliminando un’altra sedia. Il gioco termina quando rimane una sola sedia e quindi un solo vincitore.

“Due verità e una bugia”, è un’attività ideale per favorire l’ascolto e la curiosità dell’altro, e la conoscenza di interessi ed esperienze personali. Ho avuto modo di sperimentarlo anche in moduli formativi per adulti e l’efficacia è sempre molto alta in termini di divertimento e di scoperta. E’ un gioco che non richiede materiali, può essere svolto sia in aula che all’esterno, e può coinvolgere fino a 20-30 persone.

Istruzioni:

  1. chiedere ai partecipanti di presentarsi al gruppo e di dire due cose vere su se stessi ed una falsa.
  2. Chiedere ad un volontario di iniziare con le sue due verità e con una bugia, e chiedete di ripeterle al gruppo.
  3. Chi indovina qual è la bugia, è il prossimo a prendere la parola.
  4. Alcuni partecipanti avranno bisogno di spiegare più nel dettaglio le cose vere su di loro: in base al tempo disponibile… fateglielo fare!

Queste attività sono spesso utilizzate in percorsi formativi extrascolastici: ma, opportunamente adattate al contesto, conservano la loro efficacia anche a scuola.

 

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