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Non riesco a insegnare: maestra chiede aiuto allo psicologo. La risposta che tutte dovrebbero leggere

Non riesco a insegnare: maestra chiede aiuto allo psicologo. La risposta che tutte dovrebbero leggere

Pubblichiamo qui di seguito il consulto anonimo di una docente con difficoltà a insegnare sul sito Medicitalia

LA DOMANDA DELL’INSEGNANTE

Gentili dottori,

Vi scrivo perchè non tengo le classi. Sono una maestra alle prime armi, vengo da un mese fantastico perchè facendo sostegno avevo un rapporto 1:1 e mi sentivo molto utile. Per scadenza contratto ho accettato di insegnare in una nuova scuola delle ore su informatica immagine musica, e vi faccio solo un esempio di oggi.

Prime 2 ore musica, almeno il cd che non trovavano le colleghe c’era, quindi ho cantato per 2 ore in una quarta, di cui non so i nomi, ed è andata. Di seguito conosco la quinta, andiamo a informatica. Ieri mi hanno fatto vedere il laboratorio e qualche programma. Avvio il programma apposito che fa vedere cosa faccio on line ai bambini, ma non parte (poi ho scoperto non aver cliccato su un tasto specifico dopo averlo avviato, chiedendo ad altri), quindi improvviso una lezione, un casino della miseria! Oltretutto vorrei chiamarli per nome, ma li ho appena conosciuti e quindi:”tu, tu…”

Immagine: ieri all’ultimo mi hanno spiegato che dovevo fare un presepe di classe per l’associazione anziani, quindi tira giù da internet di corsa delle statuine da ritagliare, ma non bastano, quindi mi invento di far colorare la scatola dove contenere il presepe, fare decorazioni. Risultato: gran casino, perchè devono lavorare a gruppi di 2 o 4, e dulcis in fundo: io sono già lì che urlo perchè fanno un gran casino e arriva la bidella dicendomi che le altre insegnanti si sono lamentate del baccano. E’ solo l’inizio: mi aspetterà presepe di scuola, albero di natale, letterine alle associazioni, lavoretto….ma come farò a insegnare e  tirare giugno?

LA RISPOSTA DI FRANCESCO MORI – PSICOLOGO, PSICODIAGNOSTA, PSICOTERAPEUTA

Gentile utente, la gestione dei gruppi è molto difficile e non ci sono strategie da suggerire così su due piedi, che possano in un click consegnargli le redini della classe. Mi rendo conto che sia un problema che “oggettivamente” c’è. Quello che non è oggettivo è il senso di scoramento che traspare dalle sue parole. In fin dei conti essere maestra è uno dei lavori più complessi e, allo stesso tempo, gratificanti.

Lei vede solo la complessità per adesso ed invece di leggerla come una “sfida” se ne sente sopraffatta. In fin dei conti è solo all’inizio…. Avrà modo di conquistarsi il rispetto, suscitare interesse, stimolare i suoi alunni. Ho spesso fatto supervisione alle insegnanti nelle scuole.

Racconto sempre un aneddoto che ho letto nelle memorie di Mario Lodi, insegnante ed autore del celebre “Cipì”. L’insegnante racconta che un giorno nella sua classe elementare, durante l’ora di lezione iniziò a nevicare. Immediatamente tutti i bambini si alzarono in massa, accalcandosi alla finestra, per vedere i primi fiocchi cadere. Lodi dice che il suo primo impulso fu quello di ristabilire l’ordine, gridando “SEDUTI”. Affermò essere l’impulso sbagliato. Il secondo, che seguì, fu quello di guardare la neve con i ragazzini, per cercare di vedere cosa percepivano loro. Cerchi di vedere la scuola con gli occhi dei ragazzi. Questo è il messaggio sul quale le chiedo di rimuginare. In bocca al lupo.

 

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