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Scuola: Tutti in piazza contro il Governo. “No doppi turni e lezioni ridotte”

Tutti in piazza contro il Governo. Migliaia di genitori, insegnanti e studenti arrabbiati si preparano a scendere in piazza. Da Torino a Palermo, passando per Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Napoli: in sessanta città d’Italia, giovedì 25 giugno alle 18, il mondo della scuola si ribella. Pronto a chiedere un rientro sui banchi a settembre in completa sicurezza, senza la didattica a distanza, senza i turni tra gli studenti costretti a stare metà in classe e metà a casa per mancanza di spazi, senza le ore di lezione ridotte a 40 minuti.

La manifestazione

A chiamare a raccolta le famiglie di tutta Italia per scendere tutti in piazza è il comitato “Priorità alla scuola”. In pochi mesi, è riuscito a raccogliere migliaia di adesioni. Tutto è partito ad aprile da Firenze, quando la mamma e docente universitaria Costanza Margiotta scrisse un’accorata lettera alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Invitò il ministro a pensare al più presto a delle soluzioni concrete per far tornare gli alunni in classe. Da allora nessuna risposta, neppure dopo la manifestazione del 23 maggio che coinvolse migliaia di persone in 19 piazze d’Italia.

La lettera

“Mentre il governo è ancora indeciso sulle linee guida per il rientro a settembre, noi torniamo a farci sentire al grido di ‘Ora o mai più: spazio per la scuola, spazio alla scuola’ – annuncia Margiotta -. Non ci hanno voluto ascoltare, non ci hanno voluto coinvolgere e per questo siamo in clamoroso ritardo. La maggior parte degli istituti è impreparato ad accogliere tutti i ragazzi, gli spazi sono insufficienti, le risorse per interventi strutturali non si sa se e quando arriveranno e gli insegnanti non bastano a coprire gli eventuali gruppi di studenti che verranno divisi”.

Le sigle

Il comitato, che vedrà al suo fianco in piazza 48 organizzazioni nazionali e decine di associazioni tra cui Cobas Scuola, Flc Cgil, collettivi studenteschi, docenti precari, Non Una di Meno e universitari, chiede lo stanziamento di fondi extra, un numero adeguato di insegnanti e personale Ata, più spazi per gli istituti, investimenti strutturali per l’edilizia e protocolli di prevenzione sanitaria. Ma non solo, ribadisce un sonoro “no” alla riduzione del tempo scuola, alle lezioni da 40 minuti anziché 60, alla prosecuzione della didattica a distanza e all’esternalizzazione di servizi educativi per completare il tempo scuola.

Classismo

“Se quanto delineato dal ministero porterà a una scuola classista, dove aumenteranno le diseguaglianze e dove andranno avanti solo i figli di chi potrà permettersi insegnanti privati a casa per le lezioni di recupero, noi combatteremo ancora di più” conclude Margiotta, che promette nuove manifestazioni nel caso in cui non vengano trovate soluzioni eque in ogni angolo del Paese e nel caso in cui a settembre non sia garantito il diritto allo studio per tutti.

Le città

Ecco le sessanta città nelle quali i genitori andranno in piazza: Firenze, Roma, Milano, Faenza, Trento, Ravenna, Genova, Reggio Emilia, Pisa, Livorno, Pontedera, Perugia, Cremona, Lucca, Ancona – Civitanova Marche, Parma, Vicenza, Arezzo, Pistoia, Torino, Padova, Ferrara, Napoli, Collegno (Torino), Vercelli, Brescia, Verona, Prato, Matera, Taranto, Aosta, Bologna, Forlì, Sassari, Sanremo, Potenza, Torre Pellice (Torino), Imola, Palermo, Terni, Cuneo, Cesena, Cosenza, Mantova, Caserta (in piazza venerdì), Benevento, Massa Carrara, Modena, Mondoví (Cuneo), Aci Castello (Catania), Pescara, Catania, Siracusa, Sacile (Pordenone), Salerno, Varese, Pavia, La Spezia.

 

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