Cronaca

Studenti cinesi rientrano in classe dopo viaggio in Cina, come comportarsi? Attesa decisione Miur

Studenti cinesi rientrano in classe dopo viaggio in Cina, come comportarsi? Attesa decisione Miur

Giorno dopo giorno cresce la sindrome da panico per Coronavirus. Adesso si affaccia anche a scuola. Con risultati che rischiano di diventare devastanti.

Soprattutto nelle aree urbane dove la presenza di allievi cinesi è alta. A Milano, Prato, Firenze cominciano a fare capolino i primi problemi. Ci sono maestre pronte a mettersi in malattia, mamme che minacciano di non portare i figli a scuola.

Soprattutto in questi giorni, dopo che i ragazzi asiatici hanno terminato i festeggiamenti per il loro capodanno e stanno facendo ritorno in classe. Molti sono di ritorno proprio dal paese d’origine.

Un esempio di quanto avviene è a Firenze. Un bimbo appena rientrato dalla Cina non è andato a scuola. Il babbo, vedendo l’agitazione che la presenza del figlio stava creando, ha preferito evitare problemi tornando a casa. Ma adesso dovrebbe rientrare con il certificato del pediatra. E il disagio cresce.

Ma in Italia gli studenti cinesi sono migliaia e migliaia. In alcuni istituti superano il 30percento della popolazione studentesca. Cosa fare? Al momento non ci sono regolamenti né circolari. Ma alcuni ragazzi sono di rientro proprio dalla Cina. Così docenti con problemi di salute hanno già detto che, se gli alunni potranno rientrare con un semplice certificato, non andranno a scuola.

Per alcuni dirigenti gli allievi dovranno presentare “una documentazione medica specifica. E chi non lo farà non sarà riammesso a scuola“.

Nel frattempo? “Non sono al momento pervenute disposizioni – conferma Renzo Berti, responsabile della prevenzione dell’Asl Toscana centro –. Comunque il problema si pone solo in caso di soggiorno recente in una delle località a rischio, di contatto stretto con qualcuno proveniente da quell’area e di presenza di una sintomatologia clinica riconducibile a questa fattispecie. In assenza di questi tre aspetti, il bambino può frequentare le lezioni”.

 

Allora occorrerebbe che il ministero della salute di concerto con il Miur adottasse dei provvedimenti o desse direttive chiare e univoche. Prima che il disagio diventi panico.

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