Cronaca

La chat dei genitori accusa la Maestra: è violenta! Ma il giudice l’assolve: Whattsapp deforma la realtà

La chat dei genitori accusa la Maestra: è violenta! Ma il giudice l’assolve: Whattsapp deforma la realtà

I gruppi Whattsapp dei genitori? Pericolosi per la didattica. Una valutazione che ormai è di pubblico dominio. Ma che possano anche determinare la carriera di un insegnante è un dato nuovo. Determinare in senso negativo, purtroppo. Perché le chat sono in grado di determinare fenomeni suggestivi capaci di deformare la realtà dei fatti. Tanto da diventare oggetto di una sentenza. E’ accaduto a Ferrara dove un giudice ha disposto sul caso di un’educatrice di asilo nido privato licenziata in tronco. Il motivo? Era accusata di maltrattamenti ai danni di una bimba di due anni.

La piccola aveva raccontato alla madre di essere stata sculacciata dalla maestra e al racconto era seguita l’immediata apertura di un gruppo WhatsApp tra genitori per raccogliere altre testimonianze e segnali di violenze ai danni dei bambini che frequentavano lo stesso asilo. Da quel momento ogni episodio di irascibilità, incubi o piccole regressioni dei bambini era stato ricondotto alla maestra per la quale era scattato immediatamente il licenziamento.

Immediato il tam tam in chat da parte dei genitori allarmati. Erano, poi, seguite anche le denunce alla Questura e il ritiro di sei bambini dalla struttura.

A nulla, invece, erano servite le testimonianze di altri genitori che avevano dichiarato di aver voluto iscrivere il figlio in quell’asilo proprio per seguire la maestra con la quale si erano trovati bene in una precedente struttura.

Durante l’istruttoria, in sede penale, è emerso che nel gruppo dei genitori qualcuno «aveva la tendenza a drammatizzare o esagerare le dinamiche che avrebbero potuto essere anche nella normalità di un asilo».

Per il giudice le chat dei genitori hanno creato un graduale e crescente allarme generando una «dinamica progressiva» in grado di innestare pericolose componenti di suggestione.

Il quadro accussatorio è così venuto meno e la maestra, assunta a tempo determinato, è stata assolta con formula piena nel processo penale e il licenziamento dichiarato illegittimo. Non riavrà, però, il suo posto di lavoro, ma un risarcimento di circa 5mila euro pari alla retribuzione che avrebbe dovuto maturare fino alla scadenza del contratto.

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