Opinioni

Barbero: “Insegnare all’università non è come a scuola, li è più faticoso ed usurante”

Cosa significa insegnare? La risposta arriva da Alessandro Barbero, storico e scrittore italiano, specializzato in storia militare e storia del Medioevo è docente ordinario presso l’Università del Piemonte Orientale che, intervistato da Piacenza Sera ha spiegato: “Per me personalmente è una parte importante ma secondaria del mio lavoro, perché chi insegna all’università ha come compito principale fare ricerca, su quella base è valutato e fa carriera”.

Sulla scuola ha aggiunto: “Insegnare a scuola invece significa dedicare tutto il proprio tempo lavorativo all’insegnamento, e credo che sia uno dei lavori più faticosi e usuranti che esistano, come dimostrano del resto le ricerche sul burn-out degli insegnanti. E’ anche uno dei lavori più belli e gratificanti che esistano, quando si ha passione, e quando c’è un adeguato riconoscimento sociale, senza il quale la passione non basta per evitare la frustrazione”.

Sulla retribuzione uguale per tutti, senza una diversificazione sul merito ha detto: “E’ corretto. Magari non sarà giusto in base a un’etica astratta, ma è certamente opportuno e garantisce una scuola più efficiente. Retribuire diversamente i docenti in base al merito comporta infatti che bisogna decidere come valutare il merito e chi lo valuta, e questo è una grossa complicazione nella vita della scuola; se la valutazione è attribuita ai dirigenti scolastici, costituisce una grave responsabilità, di cui i presidi migliori saranno scontenti, perché non ameranno dover fare discriminazioni, mentre i presidi peggiori saranno contentissimi di poter premiare i loro amici (e in un paese come l’Italia questo succederà spessissimo). Gli insegnanti migliori in genere vorrebbero essere pagati bene, ma non vorrebbero essere pagati meglio dei loro colleghi, perchè spesso hanno ideali egualitari, e sanno cosa significa introdurre in una comunità disuguaglianze e privilegi; gli insegnanti peggiori, che diversamente da quelli bravi hanno molto tempo libero, cominceranno a studiare il modo per rientrare fra i premiati, che non sarà di diventare più bravi, ma di scoprire qualche via traversa, ammanicarsi il preside, accettare incarichi aggiuntivi e vuoti, inventarsi progetti inutili; così gi insegnanti migliori, anche se premiati con un aumento di stipendio, saranno comunque amareggiati, ma di fatto senza alcun dubbio in moltissimi casi a essere premiati saranno insegnanti mediocri o pessimi. Si sarà messa in piedi una macchina complessa, che farà perdere molto tempo e fatica a tutti, creerà dissapori, invidie e gelosie, infastidirà i migliori e incentiverà i peggiori. A me pare che sia molto, ma molto meglio continuare a pagare tutti gli insegnanti allo stesso modo”.

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