Regionalizzazione: l’idea incostituzionale che vorrebbe distruggere il meridione
Regionalizzazione, parla il prof. Aldo Domenico Ficara
In questi giorni a Reggio Calabria si è svolta una importante manifestazione (con lo slogan: #FuturoalLavoro ripartiamo dal Sud per unire il Paese) che unisce il Nord e il Sud nella lotta contro una non ben ponderata riforma dell’autonomia differenziata e della regionalizzazione della scuola.
REGIONALIZZAZIONE, COSA VUOLE FARE DAVVERO
La regionalizzazione della scuola detta anche autonomia differenziata vuole differenziare l’organizzazione didattica andando a toccare anche graduatorie e stipendi degli insegnanti. Si chiede di differenziare programmazione, offerta formativa e percorsi di alternanza scuola-lavoro, di decidere in maniera autonoma l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie e di regionalizzare sia i fondi statali per il diritto allo studio che il trattamento economico del personale scolastico.
Si tratterebbe, in sostanza, di creare una serie di meccanismi scolastici altamente differenziati in base alla regione e basati sulle risorse economiche delle singole regioni. Una iniziativa politica che comporterebbe l’annullamento dell’unitarietà dell’istruzione. Tutto iniziò dalla riforma del titolo V della Costituzione, che attribuì importanti autonomie agli enti regionali, furono previsti nell’art. 116 ulteriori allargamenti nella possibilità di autogestione di diverse materie concorrenti tra Stato e Regioni, ma anche precedentemente assegnati alla sola gestione statale.
Le materie furono elencate nel terzo comma dell’art. 117, e tra esse, oltre alla gestione dei beni culturali o delle politiche ambientali, compare anche l’organizzazione del sistema di istruzione. Tuttavia, secondo alcune interpretazioni, in questo comma ci si riferisce comunque a livelli di autonomia inferiori rispetto a quelli previsti per le regioni a statuto speciale, quindi una sorta di “autonomia minore”. Molti addetti ai lavori definiscono la regionalizzazione della scuola un atto incostituzionale.
L’INCOSTITUZIONALITA’
L’incostituzionalità dell’idea starebbe nel fatto che, procedendo con la regionalizzazione, si verrebbe a creare una scuola con nette differenze e squilibri sul territorio nazionale. Le regioni più ricche creerebbero una scuola migliore differenziata in base alle risorse economiche di ogni territorio. I diversi standard qualitativi dell’istruzione emergerebbero presto, dando una formazione di qualità differente a bambini e ragazzi in base a dove nascono e fornendo così un servizio che va contro le pari opportunità.
A tal riguardo si ricorda una sentenza della Corte Costituzionale (290/1994), che in merito alle competenze di Stato e Regioni sull’istruzione dice: “soltanto l’ente rappresentativo dell’intera comunità nazionale è in grado di dettare le regole generali volte ad assicurare, senza distinzione di aree geografiche, un trattamento scolastico in condizione di eguaglianza a tutti i cittadini”.
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